Obiettivo minimo (forse anche massimo) raggiunto: Giorgia Meloni incassa il sì di Donald Trump a una futura visita in Italia. In quell’occasione, l’ex presidente potrebbe anche valutare un incontro con l’Unione europea. Ma sui dazi resta irremovibile: “Ci stanno arricchendo”, ribadisce il tycoon.
Accoglienza calorosa a Washington
Alle ore 12 in punto, la presidente del Consiglio varca i cancelli della Casa Bianca. Ad accoglierla, un Trump entusiasta: “Una persona fantastica, sta facendo un ottimo lavoro”, ripete più volte durante la visita. Il bilaterale si apre con un pranzo di lavoro a cui partecipano, tra gli altri, il vicepresidente J.D. Vance, il consigliere per la sicurezza Michael Waltz, il segretario al Tesoro Scott Bessent e quello alla Difesa Pete Hegseth. Per l’Italia, presenti il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, quello militare Franco Federici e l’ambasciatrice Mariangela Zappia.
I dazi restano un nodo
Meloni, consapevole della difficoltà dell’incontro, prova a mediare: “Sono qui per cercare un accordo sui dazi, anche se non posso parlare a nome dell’Unione europea. Il mio obiettivo è avviare un dialogo con Trump e invitarlo a considerare un confronto con Bruxelles”. L’ex presidente accetta l’invito, ma precisa: “No, non ho cambiato idea. I dazi ci stanno arricchendo. Con Biden stavamo perdendo miliardi, ora la marea è cambiata”.
Quando un giornalista lo incalza su una presunta affermazione in cui avrebbe definito gli europei “parassiti”, Trump nega e si mostra sorpreso. Meloni lo difende: “Non l’ha detto”. Trump conferma: “Non so di cosa state parlando”. Eppure, concede che “al 100% ci sarà un accordo sui dazi con l’Ue”.
Difesa: Trump vuole il 5%, Meloni si ferma al 2%
Altro tema centrale è la spesa per la difesa. Meloni annuncia che al vertice Nato di giugno l’Italia formalizzerà l’intenzione di raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL, come richiesto dall’Alleanza. Ma per Trump è poco: “Non è mai abbastanza”. Secondo lui, la soglia ideale è il 5%, anche se in realtà potrebbe accontentarsi del 3,5%. Meloni, però, assicura: “L’Europa si sta impegnando per fare di più. Stiamo lavorando a strumenti comuni per sostenere gli Stati membri”.
Ucraina, posizione delicata
Non manca il momento di tensione. Alla domanda sulla guerra in Ucraina e sulla presunta colpevolizzazione di Zelensky da parte di Trump, la premier appare visibilmente in difficoltà. “C’è stata un’invasione da parte della Russia. Ma oggi l’obiettivo è lavorare insieme per una pace giusta e duratura”, afferma Meloni. Trump chiarisce: “Non do la colpa a Zelensky, ma non sono un suo fan. Se fossi stato presidente, questa guerra non sarebbe mai iniziata. Putin me lo aveva promesso”.
Economia e investimenti: “10 miliardi dalle imprese italiane”
La premier rilancia gli interessi comuni. “Le imprese italiane investiranno nei prossimi anni circa 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Le nostre economie sono interconnesse”, spiega. Aggiunge che l’Italia aumenterà le importazioni di gas liquefatto dagli USA e che intende collaborare anche sul nucleare. Si è parlato anche di aerospazio, ma non di Starlink, precisa Meloni. Rimane invece il silenzio sulle relazioni strategiche con la Cina.
Migranti: Trump elogia la linea dura di Meloni
Piena sintonia sul tema immigrazione. Trump loda Meloni per la fermezza: “L’Europa ha grandi problemi legati all’immigrazione. Dovrebbe essere più furba. La presidente Meloni ha mostrato leadership e auspico che altri seguano il suo esempio”. La premier rivendica: “Le cose stanno cambiando, anche grazie all’impegno dell’Italia”.
“Nazionalismo occidentale”: un’alleanza da rafforzare
La visita si chiude con Meloni che parla di “nazionalismo occidentale”, precisando però che il termine va inteso come volontà di “rafforzare l’unità dell’Occidente”, lavorando insieme per renderlo “più forte”. “Gli Stati Uniti restano un partner affidabile – conclude – altrimenti non sarei qui”.
Trump promuove Meloni: “L’Italia miglior alleato se resta lei”
Trump chiude con un endorsement semi-serio: “L’Italia può essere il nostro miglior alleato in Europa, ma solo se Meloni resta primo ministro”. Una promozione che, almeno nelle parole, conferma la sintonia. Ma con Trump, si sa, tutto può cambiare in fretta: resta da vedere se dalle parole nasceranno risultati concreti.
(askanews)
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