Dopo l’inchiesta del Quotidiano di Sicilia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato l’elenco ufficiale delle strutture sanitarie italiane che nel 2023 hanno effettuato almeno un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario in un Paese dove la trasparenza sul diritto all’aborto è stata per anni limitata alle rilevazioni di associazioni indipendenti.
Ma quali sono le strutture attive in Sicilia e cosa ci raccontano davvero i numeri? Il tutto mentre all’ARS è ancora bloccata una proposta di legge per garantire reparti privi di medici obiettori — che rappresentano oltre l’85% dei ginecologi nell’Isola.
Una mappa pubblica, finalmente
Fino ad oggi, le uniche fonti disponibili per sapere dove fosse possibile abortire in Italia erano le mappature realizzate da associazioni come Laiga 194, Obiezione Respinta o il progetto maidati.it di Chiara Lalli e Sonia Montegiove. Ora, per la prima volta, è un’istituzione pubblica a prendersi carico di questo diritto all’informazione.
La mappa pubblicata dall’ISS è frutto di un progetto finanziato dal Ministero della Salute (Programma CCM 2022), con l’obiettivo di rafforzare la rete dei professionisti coinvolti nell’IVG, promuovere l’equità d’accesso ai servizi e migliorare la cooperazione tra pubblico e terzo settore. Nonostante alcune lacune, è un primo passo importante verso la trasparenza.
Il caso Sicilia: ostacoli strutturali e disinteresse politico
Nel 2023, sono state 25 le strutture pubbliche e convenzionate in Sicilia che hanno effettuato almeno un’interruzione volontaria di gravidanza. La distribuzione è disomogenea: alcune province hanno più ospedali attivi, altre ne contano appena uno. Caltanissetta è completamente assente.
A rendere ancora più difficile l’accesso all’aborto è il tasso di obiezione di coscienza: in Sicilia l’85% dei ginecologi e il 69,8% degli anestesisti sono obiettori. Ciò significa che, pur esistendo formalmente il diritto sancito dalla legge 194/1978, nella pratica l’accesso è spesso ostacolato da carenze di personale disponibile.
A peggiorare il quadro, la Regione Siciliana continua a mostrare scarso interesse per il tema: ancora nessuna delibera sulla somministrazione della pillola RU486 al di fuori delle strutture ospedaliere, come invece accade in altre regioni italiane ed europee dove è consentito anche nei consultori o a domicilio.
Dove si può abortire in Sicilia? I numeri per provincia
La mappa aggiornata dell’ISS evidenzia la presenza di almeno una struttura attiva in otto province su nove. Ecco i dati principali:
Palermo – 8 strutture attive, tra cui il Civico (445 IVG) e il Cervello (390 IVG), con un’elevata percentuale di farmacologiche.
Catania – 4 ospedali, con il Garibaldi Nesima in testa (650 IVG).
Agrigento – 4 strutture, spicca Canicattì con 124 IVG.
Ragusa – 3 strutture, con Modica a quota 350 IVG.
Trapani – 2 ospedali: Trapani (257 IVG) e Mazara del Vallo.
Siracusa – 2 strutture: Avola e Siracusa città.
Enna – Una sola struttura, ma tutte le 175 IVG sono state farmacologiche.
Messina – Presente solo l’AOU G. Martino (340 IVG).
Caltanissetta – Assente.
Il nodo irrisolto: gli obiettori nelle singole strutture
Nonostante l’importanza della pubblicazione, manca un dato cruciale: la percentuale di personale obiettore per singola struttura. Questo rende ancora oggi difficile, se non impossibile, per molte donne sapere dove poter effettivamente accedere a un’IVG senza ostacoli.
Secondo il progetto maidati.it, in Italia esistono:
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72 ospedali dove l’80-100% del personale sanitario è obiettore
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22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiettori
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18 ospedali dove tutti i ginecologi sono obiettori
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46 strutture con oltre l’80% di personale obiettore
Una realtà fatta di ostacoli invisibili che tradiscono quanto previsto dalla legge. La responsabile scientifica del sistema di sorveglianza IVG dell’ISS, Serena Donati, ha annunciato che i dati sugli obiettori verranno pubblicati in seguito, ma non è chiaro quando. Né se le resistenze politiche lo permetteranno.
In conclusione, la pubblicazione dell’elenco è un segnale di apertura, ma senza i dati completi — in particolare quelli sugli obiettori — il diritto all’aborto in Sicilia resta ancora appeso alla buona volontà delle singole strutture e dei pochi medici non obiettori rimasti.
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