Il mercato immobiliare siciliano registra una netta impennata dei prezzi degli affitti estivi e delle case al mare, con Mondello (Palermo) in cima alla classifica.
Secondo i dati diffusi da Scenari Immobiliari, ad agosto 2025 un soggiorno settimanale a Mondello può arrivare a costare quasi 4.000 euro, con un incremento del +9,8% sul prezzo al metro quadro rispetto al 2024.
Le altre località più care: Taormina, Cefalù e San Vito Lo Capo
Subito dietro Mondello, si collocano altre mete siciliane molto richieste:
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Taormina, con affitti che raggiungono i 3.600 euro a settimana;
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Cefalù e Giardini Naxos, dove la media per un trilocale tocca i 2.700 euro;
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San Vito Lo Capo, Scopello e Favignana, con rincari sostenuti dalla forte domanda.
L’aumento dei prezzi, compreso tra il +5% e il +6% rispetto al 2024, è legato non solo al turismo nazionale ma anche al crescente interesse dall’estero: il 30% delle richieste proviene da turisti stranieri (dati Mercato Immobiliare).
Seconde case in Sicilia: cresce l’investimento immobiliare
Parallelamente, cresce anche la richiesta di seconde case al mare in Sicilia, sia come investimento da mettere a reddito con affitti stagionali, sia come residenza temporanea estiva.
Un trend in linea con la sempre maggiore attrattiva dell’Isola sul mercato immobiliare nazionale ed europeo.
Caro vacanze: hotel e stabilimenti balneari più costosi
Non solo case: anche il settore ricettivo registra aumenti significativi. Negli ultimi quattro anni, i prezzi degli hotel in Italia sono cresciuti del +38,6%, con picchi a Venezia (+64,7%), seguita da Lucca (+20,2%), Caserta (+13,7%) e Rimini (+10,9%).
Rispetto a luglio 2024, i prezzi di alberghi, B&B, campeggi e agriturismi segnano un +1,3% medio, un dato apparentemente contenuto ma molto variabile tra città e località turistiche.
Consumatori: “Vacanze più brevi o rinunciate del tutto”
A denunciare il fenomeno è Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Dal 2021 ad oggi i servizi turistici hanno avuto rialzi ben superiori all’inflazione. Agli aumenti di stabilimenti balneari (+22% rispetto al 2021) e hotel si sommano rincari che, con stipendi fermi, costringono gli italiani ad accorciare le ferie o a rinunciare alle vacanze”.
di Marco Cavallaro
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