Transizione scuola-lavoro: giovani tra precarietà, disuguaglianze e salari bassi. L’allarme dell’Inapp

Transizione scuola-lavoro: giovani tra precarietà, disuguaglianze e salari bassi. L’allarme dell’Inapp

Transizione scuola-lavoro: giovani tra precarietà, disuguaglianze e salari bassi. L’allarme dell’Inapp

La transizione dalla scuola al lavoro continua a rappresentare uno dei nodi più critici del sistema economico e sociale italiano.
Secondo l’Indagine Inapp-Plus 2025, condotta su oltre 45.000 individui, la difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro non dipende solo da fattori economici, ma anche da limiti strutturali e culturali che frenano la realizzazione personale e professionale.

Giovani e lavoro: cambia il significato del “posto fisso”

Tra i giovani tra i 18 e i 29 anni – circa 3,9 milioni di persone – quasi la metà (44%) considera il lavoro semplicemente un modo per guadagnare, il 29% lo vive come una necessità, e solo il 26% come un’occasione di realizzazione personale.
Un dato che segna un cambiamento profondo nella percezione del lavoro, sempre più precario, frammentato e poco riconosciuto sul piano sociale.

Disuguaglianze familiari e opportunità: un divario che si allarga

L’indagine conferma come le disuguaglianze di origine familiare continuino a pesare sulle carriere giovanili. Chi proviene da famiglie con maggiore capitale culturale e relazionale ha più chance di inserimento e crescita professionale, mentre i giovani di contesti meno favoriti incontrano maggiori ostacoli (34%) e rimangono spesso intrappolati in lavori discontinui e a bassa qualificazione.

Retribuzioni inadeguate e scarsa coerenza tra studi e impiego

Il problema dei salari bassi è tra le principali cause di insoddisfazione:
circa un terzo dei giovani ritiene le offerte di lavoro insufficienti a causa di retribuzioni inadeguate.

Seguono altre criticità:

  • scarsa qualità dell’inquadramento contrattuale,

  • mancata coerenza tra titolo di studio e mansione svolta,

  • diffusione di rapporti instabili o irregolari.

Le difficoltà logistiche e di conciliazione vita-lavoro

Le barriere geografiche e relazionali restano un ostacolo.
Nei piccoli centri pesano la carenza di reti professionali e la difficoltà negli spostamenti; nelle grandi città aumenta il divario di riconoscimento e di prospettiva.

Le giovani donne mostrano maggiore attenzione alla flessibilità oraria e al lavoro da remoto, ma segnalano ancora gravi difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavoro, con un welfare aziendale poco sviluppato.

Il ruolo del contesto familiare nella qualità delle opportunità

Il contesto familiare incide anche sulla qualità del lavoro: chi proviene da famiglie con minori risorse economiche e culturali si dichiara più insoddisfatto per l’inquadramento e le scarse prospettive di crescita. Al contrario, chi dispone di un background solido tende a privilegiare la coerenza tra competenze e percorso professionale.

Forlani (Inapp): “Serve un nuovo patto generazionale”

“Serve un nuovo patto generazionale – sottolinea Natale Forlani, presidente dell’Inapp – capace di restituire al lavoro un significato pieno, come fattore di identità e partecipazione sociale. È necessario connettere orientamento, formazione, impresa e conoscenze, per soddisfare i fabbisogni collettivi e le aspettative personali, offrendo lavori dignitosi, stabili e coerenti con i talenti dei giovani”.

Forlani evidenzia inoltre che la domanda di lavoro oggi risulta superiore all’offerta di lavoratori disponibili, anche per le professionalità qualificate, aprendo nuovi spazi di crescita e miglioramento delle condizioni retributive.

Oltre l’economia: restituire valore al lavoro

Le evidenze raccolte dall’Inapp delineano un quadro che va oltre la dimensione economica.
Restituire valore al lavoro e alle competenze delle nuove generazioni è la condizione essenziale per costruire un futuro fondato sulla realizzazione personale e sociale, non sulla mera sopravvivenza.

(Adnkronos)

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