Manovra quater affossata all’Ars: “È la Waterloo di Schifani”, maggioranza a pezzi e Forza Italia fuori aula

Manovra quater affossata all’Ars: “È la Waterloo di Schifani”, maggioranza a pezzi e Forza Italia fuori aula

Manovra quater affossata all’Ars: “È la Waterloo di Schifani”, maggioranza a pezzi e Forza Italia fuori aula

La manovra quater da 240 milioni di euro è crollata a Sala d’Ercole sotto il peso dei voti segreti e dei franchi tiratori.
Una debacle politica senza precedenti, che l’opposizione non esita a definire la “Waterloo di Schifani”. “È la Waterloo di Schifani, manovra colabrodo e maggioranza a pezzi”, ha dichiarato Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Ars.

Gli fa eco Antonio De Luca (M5S): “Le spaccature nella maggioranza ora sono voragini. Lo avevamo detto: è crisi di governo”.

Voto segreto e franchi tiratori: la manovra si sfalda

Al mattino Renato Schifani si era mostrato sereno accanto agli assessori Aricò e Savarino (FdI).
Ma dentro l’aula il clima era tutt’altro che disteso: un meccanismo di voti segreti e soppressioni incrociate ha iniziato a smantellare la manovra, norma dopo norma.

Un deputato di opposizione chiedeva il voto segreto su un emendamento soppressivo, e i franchi tiratori della maggioranza si manifestavano.
Risultato: le norme venivano bocciate una dopo l’altra.

Dagnino si appella all’aula, ma l’opposizione lo gela

L’assessore all’Economia Marco Dagnino ha tentato di salvare la situazione, appellandosi alla responsabilità dell’aula per approvare almeno la norma sul South working. Ma la risposta è stata un secco “no” da parte del Pd. “Dovevate farlo prima, senza arroganza”, ha replicato Nello Dipasquale, respingendo l’appello dell’assessore. Anche la proposta di stralciare parte della manovra per “salvare il salvabile” è naufragata. La maggioranza era ormai spaccata e la fiducia reciproca azzerata.

Schifani pensa a Biagio Conte e richiama i forzisti

Nel pomeriggio, durante la sospensione dei lavori, Schifani ha cercato di recuperare il controllo politico,
telefonando a don Pino Vitrano della Missione Speranza e Carità per esprimere rammarico sulla bocciatura del finanziamento al film su fratel Biagio Conte. “È incomprensibile questa mancanza di sensibilità verso una figura come Biagio Conte – ha detto Schifani –. Ancora una volta, il voto segreto ha affossato un provvedimento dal grande valore morale e culturale”.

Poco dopo, all’Ars si è diffusa la voce che Schifani abbia richiamato i deputati di Forza Italia,
che hanno abbandonato l’aula e non sono più rientrati.

“È la Caporetto della maggioranza”: Assenza certifica la crisi

Il forzista Intravaia ha chiesto la verifica del numero legale, ma nonostante il quorum fosse formalmente raggiunto, molti deputati erano assenti dai banchi. “È la Caporetto della maggioranza”, ha ammesso Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia, dopo che anche le tabelle con le “mancette” territoriali sono state bocciate in serie.

La presidenza d’aula ha anche bacchettato Intravaia per essere intervenuto senza tesserino inserito, simbolo plastico di un’aula allo sbando.

De Luca, Catanzaro e La Vardera all’attacco

“Se ci avessero dato retta e ritirato la manovra, avrebbero evitato il disastro”, ha detto Michele Catanzaro (PD). “Le spaccature sono diventate voragini”, ha aggiunto Antonio De Luca (M5S).

Ma la stoccata più dura è arrivata da Ismaele La Vardera (Controcorrente): “Mai vista una voglia così grande di mettere Schifani all’angolo anche da parte della sua stessa maggioranza. Fratelli d’Italia è andata contro la coalizione, e l’opposizione è diventata maggioranza”.

Con tono ironico ma velenoso, La Vardera ha poi chiuso: “Solidarietà all’assessore Dagnino, che si prenderà la colpa di un fallimento per salvare la faccia di un presidente che ormai comanda solo a casa sua”.

Analisi politica: governo Schifani ai minimi

La maggioranza di centrodestra in Sicilia esce a pezzi da questa giornata, mentre il presidente Schifani si ritrova sempre più isolato tra franchi tiratori, alleati infedeli e un’aula che gli volta le spalle.

Per molti, la crisi di governo è ormai conclamata.

di Mauro Seminara

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