Le nanoplastiche, minuscole particelle derivate dalla degradazione dei materiali plastici, rappresentano una delle emergenze ambientali e sanitarie più gravi del nostro tempo. Ricercatori e scienziati temono che, insieme ad altri fattori, possano contribuire a una lenta estinzione dell’essere umano, alterando funzioni vitali e processi biologici.
Negli ultimi anni diversi studi hanno confermato la presenza di micro e nanoplastiche nel corpo umano, nell’aria e negli alimenti. I risultati sono allarmanti: l’inquinamento da plastica coinvolge ormai quasi tutte le specie viventi e, nel caso dell’uomo, si manifesta attraverso vie dirette come l’alimentazione e l’acqua confezionata.
Le microplastiche nella carne, nel pesce e negli alimenti confezionati
Pesce, carne, frutta e verdura: la plastica è entrata in tutta la catena alimentare. Nel pesce, le microplastiche vengono ingerite e poi assimilate dal nostro organismo; nella carne, il problema nasce soprattutto dal confezionamento in contenitori plastici. Il 90% dei prodotti venduti nei supermercati è racchiuso in imballaggi sintetici, che rilasciano nel tempo minuscole particelle potenzialmente dannose.
Dalle microplastiche ai problemi di fertilità: lo studio siciliano
Uno degli studi più significativi arriva dall’Università di Catania, dove la professoressa Margherita Ferrante, ordinaria di Igiene generale e applicata, sta conducendo una ricerca su donne andate precocemente in menopausa nella provincia di Siracusa.
Gli esami, effettuati in collaborazione con il centro di riproduzione assistita Hera, hanno evidenziato un’alta concentrazione di nanoplastiche nei tessuti riproduttivi. Queste particelle avrebbero innescato infiammazioni croniche tali da impedire la fecondità. Il fenomeno riguarda in particolare le aree del Petrolchimico Priolo-Augusta-Melilli, ma casi analoghi sono stati riscontrati in altre zone della Sicilia orientale.
Influenza sul metabolismo e sull’obesità
Un altro studio, condotto dallo stesso team dell’Università di Catania insieme a ricercatori dell’Università di Napoli, ha dimostrato che le microplastiche possono alterare il metabolismo, favorendo la trasformazione delle cellule in tessuto adiposo. Questo meccanismo contribuisce indirettamente alla diffusione dell’obesità e ad altri disturbi metabolici.
Microplastiche anche nei tumori e nelle coltivazioni
Le indagini non si fermano qui: in diversi carcinomi del colon-retto sono state rintracciate tracce di nanoplastiche, con possibili correlazioni tra la presenza delle particelle e lo sviluppo del tumore. Allo stesso modo, è stato verificato che anche le colture agricole possono assorbire particelle di plastica dal suolo, che poi entrano nella catena alimentare umana.
Acqua imbottigliata: il prodotto più contaminato
Tra i prodotti più a rischio, gli studi indicano l’acqua imbottigliata in plastica. Nelle sorgenti naturali le concentrazioni di microplastiche sono minime, ma nelle bottiglie aumentano in modo significativo, soprattutto se esposte al sole o al calore durante il trasporto. Il rilascio delle particelle è infatti accelerato dalle alte temperature.
Spesa senza plastica: la soluzione parte dal carrello
Contro la “dieta di plastica” nasce in Italia il movimento “Spesa sballata”, che promuove l’acquisto di prodotti sfusi e senza imballaggi plastici, riscoprendo le buste di carta e i contenitori riutilizzabili. Ridurre la plastica nella vita quotidiana è oggi una scelta non solo ecologica, ma anche di sopravvivenza collettiva.
Se la produzione globale di plastica continuerà con questi ritmi, avvertono gli esperti, la via dell’estinzione è solo questione di tempo.
di Giuseppe Bonaccorsi
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