La Sicilia è ancora lontana dagli obiettivi europei sulla gestione dei rifiuti: il target UE prevede il 65% di riciclaggio effettivo e il ricorso alla discarica sotto il 10%. Secondo lo studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici al 2035” di Utilitalia su dati Ispra, l’Isola soffre per il numero insufficiente di impianti di trattamento e una rete impiantistica distribuita male sul territorio.
Discariche al limite e rifiuti spediti all’estero
Da anni la Sicilia fatica a gestire l’emergenza rifiuti. Per tamponare le crisi periodiche si ricorre alla spedizione dell’indifferenziato all’estero, con un costo stimato di oltre 100 milioni l’anno. Nel frattempo, nelle grandi città – da Palermo a Catania e Messina – le discariche sature creano accumuli di “munnizza” in strada e nuove criticità per i cittadini.
Termovalorizzatori: la lunga storia di rinvii
La realizzazione dei termovalorizzatori è un tema irrisolto da oltre vent’anni.
Dal progetto avviato da Totò Cuffaro, passando per le revisioni di Lombardo e Crocetta, fino ai bandi esplorativi di Musumeci, la costruzione degli impianti è stata più volte rinviata.
Oggi la Regione guidata da Renato Schifani riparte con due progetti: uno a Palermo e uno a Catania. Gli impianti saranno finanziati con 800 milioni dell’Accordo per la coesione. La prima pietra è prevista entro gennaio 2027 e il completamento a giugno 2028.
Roma e Sicilia, due progetti paralleli
La Sicilia lavora in parallelo al termovalorizzatore di Roma, presentato dal sindaco Roberto Gualtieri. Secondo lo studio Utilitalia, questi interventi potrebbero aumentare la capacità impiantistica nazionale di circa 2,4 milioni di tonnellate, avvicinando l’Italia agli standard europei.
La Tari più cara d’Italia
Nonostante il servizio inefficiente, la Sicilia continua a pagare la Tari più alta del Paese.
Secondo l’Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva:
-
media Sicilia: 402 € (+3,1% sul 2024)
-
media nazionale: 340 €
-
regioni più care: Puglia (445 €), Campania (418 €)
Catania città più costosa
Catania è il capoluogo con la Tari più alta d’Italia: 602 € l’anno (+1,1% sul 2024). All’opposto, Cremona registra 196 € annui.
Il Comune di Catania attribuisce il primato ai conferimenti illeciti dai comuni vicini e alla saturazione degli impianti, fattori che aumentano il volume di rifiuti indifferenziati e i costi di smaltimento, integralmente coperti dalla tariffa come previsto dalla legge.
Piccoli comuni, grandi risultati
Se le grandi città arrancano, i piccoli centri siciliani sono un modello positivo, spesso con percentuali di raccolta differenziata oltre l’80%.
Esempi di eccellenza nel 2024:
-
Sinagra (ME): 95,72% – premio 37.000 €
-
Santa Venerina (CT): 88,49% – premio 57.000 €
-
Lucca Sicula (AG): 87,15% – premio 35.000 €
-
Pedara, Trecastagni, San Cipirello, Sambuca di Sicilia tra i migliori
L’Isola si conferma “a due velocità”: modelli virtuosi tra i piccoli comuni, difficoltà strutturali nelle grandi aree urbane.
Emergenza plastica: impianti saturi e concorrenza cinese
Oggi alla crisi dell’indifferenziato si aggiunge il problema della plastica differenziata. Gli impianti di stoccaggio sono pieni e bloccano i conferimenti dei Comuni.
Due fattori critici:
-
concorrenza della plastica riciclata cinese, più economica e certificata con maggiori standard di purezza
-
imbuto logistico: un solo centro di selezione in Sicilia, a Termini Imerese
La Regione valuta soluzioni, ma non intende, per ora, coprire i costi di conferimento extra per inviare la plastica fuori dall’Isola.
Lascia una risposta