Ad agosto la Sicilia ha consumato oltre 46 milioni di metri cubi d’acqua, con un calo delle riserve del 15% rispetto a luglio 2025. Il dato emerge dal report mensile dell’Autorità di bacino del distretto idrografico siciliano, che fotografa lo stato di salute delle dighe e degli invasi dell’Isola.
Riserve idriche: confronto con 2024 e 2025
Al 1° settembre 2025, i volumi d’acqua disponibili sono scesi da 311,42 a 265,21 milioni di metri cubi, ma restano comunque superiori ai 202,38 milioni registrati nel 2024 (+31%).
Le piogge di fine 2024 e inizio 2025 hanno contribuito a migliorare la situazione rispetto all’anno precedente, seppur in un contesto ancora fragile.
Le grandi dighe e i bacini a secco
Tra gli invasi principali:
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Diga Pozzillo: 5,18 milioni di metri cubi (contro 2,61 del 2024)
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Diga Lentini: 85,97 milioni (contro 64,28 del 2024)
Allarme invece per Comunelli e Disueri, completamente a secco, a conferma della disparità territoriale nella gestione delle risorse idriche.
Emergenza e razionamenti
Nonostante l’incremento, circa un terzo delle riserve non è utilizzabile: a luglio 2025 l’acqua effettivamente disponibile era di soli 190 milioni di metri cubi.
La scarsità ha imposto nuove limitazioni: il Commissario per l’emergenza idrica in agricoltura e zootecnia Fulvio Bellomo ha autorizzato prelievi ridotti da cinque grandi invasi (Trinità, Poma, Rosamarina, Castello e Garcia), destinati all’irrigazione dei campi.
Le sfide future
Il razionamento idrico per uso domestico e agricolo è ormai una realtà in molte città siciliane. La Regione punta a ottimizzare le risorse disponibili e a pianificare strategie di lungo periodo per affrontare la crisi climatica e gli effetti sempre più evidenti della siccità.
di Michele Giuliano
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