La Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per Maria Concetta Riina e per il marito Antonello Ciavarello, rispettivamente figlia e genero del boss mafioso Totò Riina, morto nel 2017.
I due sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentata estorsione ai danni di imprenditori toscani.
I giudici della Cassazione confermano la misura cautelare
La seconda sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa, confermando la decisione del Tribunale del Riesame di Firenze, che aveva accolto la richiesta della Procura di disporre la custodia in carcere.
Per Maria Concetta Riina si aprono così le porte del penitenziario, mentre il marito Ciavarello risulta già detenuto per altre vicende giudiziarie.
Le accuse: richieste di denaro e intimidazioni mafiose
Secondo gli inquirenti, Riina e Ciavarello avrebbero avanzato ripetute richieste di denaro a due imprenditori toscani, accompagnate da toni minacciosi e intimidatori.
In almeno un caso, una delle vittime avrebbe ceduto, consegnando una somma di denaro.
Le indagini hanno inoltre accertato che Ciavarello, nonostante fosse già in carcere, sarebbe riuscito a comunicare con l’esterno tramite un telefono cellulare non autorizzato, inviando messaggi alla moglie e a una delle persone offese.
Indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia
L’inchiesta, avviata nell’agosto 2024, è stata condotta dal ROS dei Carabinieri di Firenze sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia.
Il Tribunale del Riesame ha riconosciuto la presenza di gravi indizi di colpevolezza e l’aggravante del metodo mafioso, rendendo ora esecutiva la misura cautelare per entrambi gli imputati.
di Edoardo Ullo
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