I giovani siciliani sono sempre più “mammoni”

I giovani siciliani sono sempre più “mammoni”

I giovani siciliani sono sempre più “mammoni”

Tanti, tantissimi i giovani siciliani che rimangono a vivere con i genitori ben oltre la maggiore età. Nel 2022, secondo i dati raccolti dall’Istat, il 66,8% dei giovani tra i 18 e i 34 anni, celibi e nubili, vivono ancora in famiglia con almeno un genitore. Rispetto al 2012, appena 10 anni prima, questi numeri sono saliti del 4,3% solo in Sicilia. Unica nota positiva, la percentuale dell’ultimo anno è comunque in discesa rispetto ai numeri raggiunti a causa della pandemia, tanto che tra il 2020 e 2021 la quota è salita rispettivamente a 69,9% e poi al 72,2%. In particolare, nel 2022 il 29,5% dei giovani che vivono ancora a casa sono occupati, mentre il 29,2% è in cerca di occupazione; gli studenti rappresentano il 38,3%, mentre le casalinghe sono appena l’1,2%.

Pochi i giovani siciliani che hanno un lavoro

La Sicilia rimane comunque al di sotto, sebbene di poco, della media nazionale, che arriva al 67,4%; dato rilevante, però, è il tasso di occupazione dei giovani in famiglia. Nella penisola, infatti, si arriva al 39,1% degli occupati, 10 punti in più rispetto ai numeri siciliani. Per macroarea territoriale, è il Mezzogiorno a segnare la percentuale maggiore di “mammoni”, arrivando al 71,5%, che sale al 75,4% in Campania. Al contrario, i numeri più bassi si registrano nel Nord-Ovest, al 63,7%, con picchi positivi in Friuli Venezia Giulia, al 57,1%. I maggiori livelli occupazionali si registrano sempre nel Nord-Ovest, dove si arriva al 46,5%, mentre il Mezzogiorno conserva il primato della minore occupazione, a breve distanza dalle Isole.

Senza un lavoro stabile non si può lasciare casa dei genitori

Le motivazioni che stanno alla base di questo mancato abbandono del nido sono tante: l’ingresso nel mondo del lavoro è sempre più incerto e precario, e ogni anno i tempi di stabilizzazione del percorso professionale diventano più lunghi. I giovani risultano più coinvolti in regimi a orari ridotti, meno presenti nelle posizioni più qualificate, dunque anche penalizzati in termini di reddito. Se a questo si aggiunge il costo della vita sempre più alto, per cui permettersi di mantenere una casa è diventato arduo anche per le famiglie con una base solida e non monoreddito, il quadro è sostanzialmente completo. Anche la prosecuzione degli studi fino ai livelli più alti ha una sua incidenza non indifferente, considerato che mediamente uno su 3 dei giovani che vivono in casa con i genitori studiano. Solo uno su 5, invece, rimane a casa per propria scelta personale. Al contrario, molto spesso, coloro che si allontanano dalle mura familiari lo fanno per sposarsi o comunque per unirsi informalmente in una relazione affettiva con un’altra persona, condizione che permette di avere una maggiore stabilità economica, o perché necessitano di spostarsi per lavoro.

In casa con mamma e papà fino ad almeno 30 anni

In termini di età, la maggioranza dei 18-34enni ha dichiarato di desiderare la propria indipendenza dai genitori, la formazione di un proprio nucleo e l’arrivo del primo figlio entro 30 anni. Secondo la metà di loro, l’età più adatta per l’uscita dalla famiglia di origine è entro i 25 anni, eppure, meno della metà degli under 30 in famiglia dichiara che pensa realisticamente di uscire prima di 30 anni. Un cambiamento epocale, rispetto ad appena 50 anni fa, quando l’uscita da casa coincideva quasi in tutti i casi con il matrimonio, soprattutto per le donne, mentre per gli uomini poteva invece coincidere, in alternativa, con il processo di emigrazione in Italia o all’estero. In quel periodo, in entrambi i casi, l’indipendenza dalla famiglia avveniva in almeno 7 casi su 10 ben prima dei 25 anni.

Politiche di sostegno ai giovani per incentivarne l’indipendenza

Sono quindi necessarie forme di sostegno ai giovani che hanno la voglia ma non la possibilità di rendersi autonomi. In questo senso operano e hanno operato, seppure con risultati spesso fallimentari nei lidi siciliani, le azioni come il programma Garanzia Giovani e il potenziamento dell’istruzione e formazione professionale, per ridurre la dispersione scolastica e per favorire l’accesso alla formazione tecnica post-secondaria Its e terziaria. Anche i mutui agevolati per i giovani che studiano o lavorano, il Family Act, che promuove agevolazioni fiscali per le giovani coppie e per gli iscritti all’università e l’assegno unico universale fino ai 21 lavorano in questa medesima direzione.

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