Ponte sullo Stretto, ecco dove finiranno gli scarti

Ponte sullo Stretto, ecco dove finiranno gli scarti

Ponte sullo Stretto, ecco dove finiranno gli scarti

Il Comune di Venetico ha ottenuto il via libera dall’Assessorato regionale al Territorio e dal Comitato tecnico-scientifico per l’utilizzo delle cave abbandonate come deposito temporaneo degli inerti. Anche Villafranca Tirrena figura tra i siti individuati nel Piano Utilizzo Terre (PUT), con aree agricole e urbane che saranno riconvertite per ospitare i materiali di risulta.

L’obiettivo dell’amministrazione è trasformare, al termine dei lavori, le cave in spazi rigenerati: parchi urbani collegati alla pista ciclabile costiera e aree bonificate, a partire dall’ex discarica di Senia.

Terre, rocce e materiali di risulta

La quota maggiore degli scarti è rappresentata da terre e rocce da scavo (TRD) provenienti da gallerie e sbancamenti. Si aggiungono materiali inerti come ghiaie, sabbie, frammenti di calcestruzzo, conglomerati e macerie da demolizione. Alcuni residui, classificati come speciali non pericolosi, richiederanno trattamenti specifici.

Le stime parlano di oltre 12 milioni di metri cubi da movimentare solo sul lato siciliano, con conseguenti impatti sulla viabilità.

Milazzo, pontili per ridurre il traffico pesante

Per limitare lo spostamento via terra dei mezzi pesanti, la società Stretto di Messina ha previsto la realizzazione di pontili mobili nell’area portuale di Milazzo. L’amministratore delegato Pietro Ciucci ha confermato che l’obiettivo è massimizzare i trasporti via mare, riducendo l’impatto sulla viabilità ordinaria.

Depositi anche in Calabria

Oltre a Venetico e Villafranca, il piano prevede aree di stoccaggio in Calabria: Limbadi (Vibo Valentia), Terranova Sappo Minulio e Seminara (Reggio Calabria). Si tratta di ex cave o aree degradate da destinare a depositi temporanei o definitivi.

Tra impatto e opportunità

Se da un lato la provincia tirrenica dovrà affrontare il peso del traffico e delle movimentazioni di cantiere, dall’altro si punta a trasformare queste aree in opportunità di rigenerazione urbana e ambientale: laghi di cava come bacini di laminazione, piste ciclabili in continuità con il lungomare e riqualificazione delle ex aree ferroviarie.

Le verifiche della Corte dei conti

Il progetto resta in attesa della Corte dei conti, che ha chiesto ulteriori integrazioni alla società Stretto di Messina. Solo dopo l’ok alla delibera Cipess partirà la fase esecutiva, che dovrà includere monitoraggi ambientali e misure di mitigazione per ridurre gli impatti sul territorio.

di Hermes Carbone

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