Il tema del possibile arruolamento in Italia in caso di guerra suscita spesso dubbi tra i cittadini, soprattutto alla luce dei conflitti internazionali attuali e del ruolo del nostro Paese nella Nato.
Italia e Nato: obblighi in caso di attacco
L’Italia, come Stato membro della Nato, è vincolata all’articolo 5 del Trattato: se un Paese alleato viene attaccato, gli altri devono intervenire a difesa. In uno scenario simile, anche il nostro Paese sarebbe coinvolto.
Cosa dice la Costituzione sulla guerra
La Costituzione italiana, all’articolo 11, stabilisce che l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa”. Tuttavia, l’articolo 78 prevede che in caso di conflitto le Camere conferiscano al Governo i poteri necessari.
L’articolo 52, inoltre, definisce la difesa della Patria un dovere sacro del cittadino e regola la chiamata alle armi.
Chi verrebbe chiamato per primo
In caso di conflitto, i primi a essere impiegati sarebbero:
-
Forze armate: Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza
-
Ex militari: coloro che hanno lasciato le forze armate da meno di 5 anni
-
Civili: in caso di emergenza, uomini e donne tra i 18 e i 45 anni, previa visita medica di idoneità
Civili e arruolamento: quando scatterebbe
I civili sarebbero coinvolti solo in caso di minaccia diretta all’Italia o se il numero dei militari fosse insufficiente. Tre gli esiti della visita di leva:
-
Idoneo → arruolabile
-
Non idoneo temporaneamente → ulteriori visite
-
Non idoneo permanente → esenzione
La chiamata alle armi non può essere rifiutata.
La leva militare sospesa ma non abolita
Dal 2004 la leva obbligatoria è sospesa, ma può essere riattivata con decreto del Presidente della Repubblica in caso di emergenza. Restano esentati dalla leva:
-
Vigili del Fuoco
-
Polizia penitenziaria
-
Polizia locale.
di Federico Rosa
Lascia una risposta