Resta ancora avvolta nel mistero la tragica morte di Simona Cinà, la ventenne trovata priva di vita in una piscina a Bagheria nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto. L’autopsia, eseguita presso il Policlinico di Palermo dal medico legale Tommaso D’Anna con l’anatomopatologo Emiliano Marresi, ha stabilito che la giovane è morta per annegamento. Ma molti interrogativi restano senza risposta.
L’orario della morte è ancora un mistero
Uno dei principali punti oscuri riguarda l’orario esatto del decesso, che non è ancora stato chiarito dagli inquirenti. Non sono nemmeno state accertate con certezza le circostanze che hanno portato la ragazza sott’acqua. Tra le ipotesi al vaglio: un malore improvviso, forse causato da fattori naturali o da sostanze ingerite involontariamente.
Nessun segno di violenza sul corpo
L’esame autoptico ha rilevato la presenza di acqua nei polmoni, confermando l’ipotesi dell’annegamento. Il corpo di Simona Cinà non presentava segni di violenza, ma solo ulteriori esami tossicologici – attesi entro 40 giorni – potranno chiarire se abbia avuto un malore e se questo sia stato provocato da qualche sostanza.
Indagini in corso per omicidio colposo
A coordinare le indagini è la Procura di Termini Imerese, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Le autorità hanno anche smentito alcune notizie diffuse nei giorni successivi alla tragedia, precisando che:
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Gli abiti di Simona erano stati sequestrati e non dispersi;
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Durante la festa erano effettivamente presenti bevande alcoliche, contrariamente a quanto inizialmente riportato.
Tentativi di soccorso: due ragazzi hanno provato a salvarla
Importante anche la testimonianza confermata dalla Procura secondo cui due ragazzi avrebbero tentato di rianimare Simona, praticando manovre salvavita prima dell’arrivo del personale medico. Un dettaglio che potrà essere rilevante nel prosieguo delle indagini.
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