Il Consiglio dei ministri del 4 giugno 2025 ha approvato definitivamente un nuovo decreto correttivo alla riforma fiscale, apportando ulteriori modifiche al concordato preventivo biennale (CPB), accogliendo solo in parte le osservazioni della Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
Le principali novità sul concordato preventivo
Esclusione definitiva per i forfettari
Il concordato preventivo biennale non si applicherà più ai contribuenti in regime forfettario, nemmeno in via sperimentale, come avvenuto nel 2024.
Abolito il "ravvedimento speciale"
Non sarà più possibile utilizzare il cosiddetto ravvedimento speciale, che permetteva di regolarizzare i redditi omessi degli anni precedenti senza sanzioni e interessi.
Proroga dei termini di adesione
Il termine ultimo per accettare la proposta di concordato viene spostato dal 31 luglio al 30 settembre.
Nuovi limiti sulle proposte di reddito concordato
Una delle novità più rilevanti riguarda l'introduzione di limiti percentuali sulla proposta di reddito formulata dall’Agenzia delle Entrate, in base al punteggio ISA (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale) del contribuente:
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ISA pari a 10: aumento massimo del 10% rispetto al reddito dichiarato l’anno precedente;
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ISA tra 9 e 10: aumento massimo del 15%;
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ISA tra 8 e 9: aumento massimo del 25%.
Questi limiti non si applicano se la proposta dell’Agenzia è inferiore ai valori di riferimento settoriali previsti nel Decreto MEF del 28 aprile 2025.
Flat tax differenziale fino a 85.000 euro
Per contenere l'impatto fiscale, viene introdotta una flat tax differenziale sui maggiori redditi concordati entro un tetto di 85.000 euro:
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ISA 8-10: aliquota del 10%
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ISA 6-7: aliquota del 12%
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ISA sotto 6: aliquota del 15%
Per gli importi eccedenti tale soglia, tornano applicabili le aliquote ordinarie: Irpef marginale al 43% e Ires al 24%.
Maggiore flessibilità nei pagamenti
Viene introdotta una norma che evita la decadenza dal concordato se il contribuente regolarizza eventuali avvisi bonari entro 60 giorni dal ricevimento.
Il concordato preventivo: strumento di compliance fiscale
Ricordiamo che il concordato preventivo biennale, introdotto dal Decreto legislativo n. 13/2024, mira a favorire una collaborazione preventiva tra contribuente e fisco. Si applica ai titolari di partita IVA di minori dimensioni, imprese e professionisti soggetti agli ISA.
La proposta viene elaborata dall’Agenzia delle Entrate utilizzando i dati dichiarati e quelli storici, con l’obiettivo di definire in anticipo la base imponibile dei prossimi due anni (per ora 2025 e 2026), alleggerendo così l’attività di accertamento ex post.
Un patto poco gradito, ma strategico per l’Erario
Lo scopo resta quello di aumentare il gettito fiscale riducendo i controlli ex post. Tuttavia, l'adesione al concordato continua a riscuotere scarso entusiasmo tra i contribuenti. Il Governo ha cercato più volte di incentivare la partecipazione, prima col ravvedimento speciale (ora abrogato), ora con queste nuove regole che cercano di rendere l’accordo più sostenibile.
Michele Giuliano
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