Nel pieno dell’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’ambasciatore cinese a Washington, Xie Feng, ha lanciato un appello agli Stati Uniti affinché evitino politiche protezionistiche che potrebbero compromettere la stabilità dell’economia globale. Intervenendo durante un evento dedicato alla medicina tradizionale cinese, Xi e ha utilizzato una metafora sanitaria per descrivere la situazione: “Non si cura un mal di testa guardando solo la testa, né un dolore ai piedi fissandosi solo sui piedi. E certamente non si prescrivono medicine agli altri quando si è malati”.
Il monito dello Smoot-Hawley Act e la “militarizzazione dell’interdipendenza economica”
Xie ha citato come esempio negativo lo Smoot-Hawley Act del 1930, la legge americana che incrementò pesantemente i dazi, contribuendo ad aggravare la Grande Depressione. Secondo il diplomatico, quella lezione storica rimane attuale: “Costruire muri tariffari ostacola il commercio globale, interrompe le catene di approvvigionamento e mina le fondamenta della crescita economica mondiale”.
Ha poi messo in guardia contro la “militarizzazione dell’interdipendenza economica”, sottolineando che simili approcci non fanno altro che generare carenze, aumentare i prezzi e danneggiare tutti gli attori coinvolti.
Stati Uniti e Cina ai ferri corti: dazi fino al 156% e spiragli di dialogo
Attualmente, l’amministrazione Trump ha imposto dazi per un totale del 145% sulle importazioni dalla Cina, portando l’aliquota effettiva intorno al 156%. In risposta, Pechino ha introdotto tariffe fino al 125%. Nonostante l’inasprimento delle misure, Trump ha lasciato intendere una possibile apertura al dialogo: “Penso che con la Cina raggiungeremo un ottimo accordo”, ha dichiarato.
Il Giappone chiede di separare commercio e sicurezza
Il premier giapponese Shigeru Ishiba è intervenuto per chiedere agli Stati Uniti di non confondere le questioni commerciali con quelle legate alla sicurezza. Sebbene le nuove tariffe del 24% sulle esportazioni giapponesi siano state sospese per 45 giorni, restano in vigore altre misure, tra cui un dazio aggiuntivo del 10% su acciaio, alluminio e veicoli.
Trump ha anche messo in discussione il trattato bilaterale di sicurezza del 1960, giudicato non equo. Ishiba ha risposto chiarendo che l’accordo non prevede né obblighi difensivi per il Giappone né una protezione unilaterale da parte americana, ma si fonda su un equilibrio di interessi. “Non è appropriato trattare sicurezza e commercio come un tutt’uno”, ha detto all’agenzia Kyodo.
Corea del Sud: linea morbida e negoziati in vista
Anche la Corea del Sud è coinvolta nelle tensioni commerciali. Il governo di Seul ha annunciato che invierà il ministro del Commercio Ahn Duk Geun e il ministro delle Finanze Choi Sang Mok a Washington per trattare in merito ai dazi del 25% annunciati da Trump all’inizio di aprile. I colloqui si terranno giovedì e venerdì, su iniziativa americana.
Il presidente ad interim Han Duck Soo ha escluso misure ritorsive e ha adottato un tono conciliante, sottolineando il valore dell’alleanza con Washington: “Non risponderemo con ritorsioni. Dobbiamo molto agli Stati Uniti per il loro supporto durante la guerra di Corea”.
Han ha anche avvertito che un conflitto commerciale potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’economia sudcoreana, fortemente dipendente dall’export, e ha ribadito l’intenzione di evitare uno scontro frontale.
(Adnkronos)
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