Nel 2024, il numero di nuove partite Iva in Sicilia ha registrato un’inversione di tendenza. Secondo i dati dell’Osservatorio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono state aperte 34.851 partite Iva, con un aumento del 2,31% rispetto al 2023.
Un dato positivo, che arriva dopo due anni di calo consecutivo: -8,51% nel 2022 e -2,91% nel 2023. Tuttavia, rispetto al 2021, quando i liberi professionisti erano 38.347, il numero rimane ancora lontano: il calo in tre anni è stato del -9,1%, pari a 3.496 partite Iva in meno.
Enna la peggiore, Palermo e Catania perdono centinaia di professionisti
L’analisi provinciale mostra un quadro a macchia di leopardo, ma con un trend generalmente negativo:
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Enna è la provincia che ha subito il crollo più pesante, con un calo del 22,3% tra 2021 e 2024.
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Seguono Agrigento (-15,1%) e Caltanissetta (-14,8%).
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Trapani perde il 13%, Messina il 9,6% e Ragusa il 9,3%.
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Le province con la perdita minore sono Palermo (-6,6%) e Catania (-6,6%), anche se in valore assoluto sono quelle che hanno perso più lavoratori: 579 a Palermo e 595 a Catania.
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Solo Siracusa si avvicina alla stabilità, con un calo contenuto all’1,8% (appena 54 partite Iva in meno).
Professionisti “classici” in calo, crescono le professioni digitali
A diminuire sono soprattutto le attività tradizionali come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori. In crescita, invece, le partite Iva non legate ad albi professionali o ordini: si tratta di figure emergenti nel mondo digitale e dei servizi, come:
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Web designer
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Social media manager
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Formatori
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Consulenti aziendali, informatici o finanziari
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Amministratori di condominio
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Sociologi e utility manager
Queste professioni, spesso più agili e meno vincolate, sembrano attrarre una nuova generazione di lavoratori autonomi.
Sicilia maglia nera per il lavoro irregolare: 1 su 6 è “in nero”
La ripresa delle partite Iva non può prescindere da un problema strutturale: l’alto tasso di lavoro irregolare in Sicilia, che si attesta attorno al 16%, ben oltre la media nazionale dell’11,3%.
I numeri:
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Calabria: 19,6%
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Campania: 16,5%
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Sicilia: 16%
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Media nazionale: 11,3%
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Veneto: 8,1%
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Bolzano: 7,9%
L’irregolarità produce in Sicilia il 6,6% del valore aggiunto regionale, per un totale stimato di 5,5 miliardi di euro, contro il 4,2% nazionale.
Il settore più colpito è quello dei servizi alla persona (colf, badanti), con un tasso di irregolarità che raggiunge il 42,6%, seguito da:
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Agricoltura: 16,8%
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Edilizia: 13,3%
L’allarme: economia informale e criminalità organizzata
Il lavoro irregolare, oltre a rappresentare un danno economico per lo Stato, è anche un problema sociale e di legalità. La crisi post-pandemica ha lasciato spazio in molte aree del Sud – inclusa la Sicilia – all’infiltrazione delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico, soprattutto nei settori a bassa tracciabilità.
di Michele Giuliano
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