La Sicilia ha utilizzato appena il 13% delle risorse stanziate dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato dall'Unione Europea per rilanciare l'economia dopo la pandemia da Covid-19. Se l'87% rimanente non sarà impiegato entro il 2026, l'Isola dovrà restituire una parte significativa dei fondi.
A evidenziare questo ritardo è Open PNRR, il progetto della Fondazione Openpolis che monitora l'avanzamento della spesa sul territorio. Tra le voci critiche spicca quella di Giuseppe Pullara, segretario regionale e vicepresidente nazionale di Conflavoro, che lo scorso febbraio ha denunciato il nodo principale del problema: la burocrazia. La lentezza nei processi di approvazione dei finanziamenti mette a rischio un'opportunità unica per l'Isola e frena l'imprenditoria locale.
Secondo le stime del governo italiano, i fondi europei dovrebbero portare a una crescita del PIL del 3,4% entro il 2026. Le risorse ammontano a 122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni, ma la realtà mostra un'attuazione ben lontana dagli obiettivi.
Il dossier dell'ARS: numeri impietosi
Un'ulteriore conferma della difficoltà di spesa emerge dal dossier del Servizio bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana. La Sicilia ha ricevuto stanziamenti per 11,7 miliardi di euro, pari al 9,5% dell'intero PNRR italiano. Se si considerano anche altre fonti di finanziamento pubbliche e private, il totale supera i 18 miliardi.
Ad oggi, su 20.534 progetti previsti, sono state avviate procedure per soli 1,863 miliardi di euro (10,7% del totale), e di questi, solo 591 milioni sono stati effettivamente assegnati (3,4%). I progetti si concentrano principalmente su digitalizzazione (5.169), istruzione e ricerca (4.816), infrastrutture (3.441) e impresa e lavoro (3.183), seguiti da cultura e turismo (1.224), inclusione sociale (955), salute (929) e transizione ecologica (817).
La maggior parte delle risorse gestite dalla Regione riguarda il settore sanitario, con 1,1 miliardi di euro stanziati (58% del totale), seguito dalla transizione ecologica (479,44 milioni, 26,5%). Tuttavia, la spesa effettiva rimane bassa: le missioni salute e digitalizzazione vantano i livelli più alti di avanzamento finanziario (51,3% e 64,9% delle somme impegnate), ma ciò non significa che i fondi siano stati effettivamente spesi.
I beneficiari dei fondi PNRR in Italia
Con l’approvazione del regolamento RepowerEU, gli Stati membri devono pubblicare la lista dei principali destinatari dei finanziamenti. In Italia, i primi 100 soggetti gestiscono 66,6 miliardi di euro (34,3% del totale). Tra le aziende private spiccano Rete Ferroviaria Italiana (22,4 miliardi), E-Distribuzione (3,5 miliardi), Open Fiber (2 miliardi) e Tim (1,6 miliardi). Tra gli enti pubblici, figurano il Ministero della Giustizia (2,4 miliardi), la Presidenza del Consiglio (908 milioni) e l’Agenzia Spaziale Europea (1,3 miliardi).
La situazione nelle province siciliane
L’attuazione del PNRR in Sicilia mostra forti disomogeneità territoriali. Con il 13% delle risorse utilizzate, la Regione si colloca tra le ultime in Italia, superando solo la Calabria. Secondo i dati Openpolis, Svimez e l’Ufficio parlamentare di bilancio, il 61% dei progetti di opere pubbliche sotto la gestione della Regione Siciliana è in fase esecutiva, ma il restante 39% non ha ancora visto l’avvio.
I comuni siciliani, che hanno un ruolo chiave nella gestione dei fondi, procedono a rilento. Alla fine del 2024, i comuni del Sud Italia avevano avviato lavori per 5,6 miliardi di euro (64% del totale loro assegnato), ma il ritmo in Sicilia rimane inferiore alla media nazionale.
I fondi PNRR in Sicilia sono suddivisi in diversi settori strategici:
- Transizione ecologica: 35% delle risorse, destinato a sostenibilità ed energie rinnovabili.
- Infrastrutture: 31%, per strade, ponti, ferrovie e porti.
- Digitalizzazione: 15%, per l'innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione e nelle imprese.
- Inclusione sociale: 15%, per migliorare le condizioni delle fasce più deboli.
- Sanità: 4%, per potenziare strutture e servizi sanitari.
A livello provinciale, la distribuzione dei progetti è diseguale. Palermo e Catania ricevono la fetta più grande delle risorse con 4.466 e 4.255 progetti rispettivamente, seguite da Messina (3.530), Agrigento (1.805) e Trapani (1.729). La provincia che assorbe più fondi è Catania (4,3 miliardi), seguita da Palermo (3,3 miliardi) e Messina (1,9 miliardi). Enna e Caltanissetta, invece, restano in fondo alla classifica con meno di un miliardo di euro ciascuna.
Quanti fondi sono stati effettivamente spesi?
Analizzando i singoli progetti emerge che molti capitoli di spesa sono ancora fermi allo 0%. Dei 22 progetti gestiti da RFI in Sicilia, nessuno ha raggiunto il 100% di pagamento. Alcuni interventi, come la manutenzione straordinaria dell’infrastruttura ferroviaria a Palermo (42 milioni di euro), sono stati saldati solo al 66,42%, mentre altri, come l’upgrading per la sicurezza delle infrastrutture, hanno raggiunto il 91,78%.
Tuttavia, ben 15 su 22 progetti di RFI registrano un avanzamento nei pagamenti inferiore al 5%, mettendo a rischio il completamento nei tempi previsti. La situazione complessiva evidenzia una grave criticità: il rischio di dover restituire i fondi ricevuti o, peggio, lasciare opere incompiute.
Ritardi e opportunità mancate
Le difficoltà nella spesa dei fondi PNRR in Sicilia derivano da una combinazione di fattori: burocrazia complessa, scarsa capacità progettuale degli enti locali e mancanza di coordinamento istituzionale. Il rilascio lento delle autorizzazioni e le difficoltà nella gestione degli appalti hanno rallentato l'attuazione dei progetti.
Se la Sicilia vuole sfruttare appieno questa occasione, è necessario un cambio di passo: maggiore trasparenza nella gestione dei fondi, potenziamento delle competenze tecniche nei comuni e una drastica semplificazione delle procedure amministrative. Altrimenti, l’Isola rischia di perdere una delle più grandi opportunità di sviluppo degli ultimi decenni.
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