Pur essendo il lavoro il fondamento della Costituzione italiana, oggi il mondo del lavoro in Sicilia vive una crisi profonda. I dati Eurostat 2025 confermano che l’isola è tra i territori con il più basso tasso di occupazione d’Europa, un record negativo che riflette l’arretratezza strutturale del Mezzogiorno.
Mentre l’Italia si piazza ultima in Europa per tasso d’occupazione complessivo (67,1%), la Sicilia si ferma al 50,7%, diventando di fatto la regione con meno occupati di tutta l’Unione Europea.
I dati Eurostat 2025: Sicilia, Campania e Calabria chiudono la classifica europea
Secondo il report Eurostat sulle dinamiche occupazionali 2025, le regioni italiane con i peggiori risultati sono tutte meridionali:
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Sicilia: 50,7% di occupati
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Campania: 49,4%
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Calabria: 48,5%
Questi numeri fanno della Sicilia una delle aree meno produttive del continente, a fronte di un Nord Italia che sfiora il 75% di occupazione. Il divario tra Nord e Sud raggiunge così una media del 20%, la più alta dell’intera Unione europea.
Disoccupazione in Sicilia: giovani in fuga e lavoratori sempre più anziani
Il mercato del lavoro siciliano soffre di due criticità principali:
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Invecchiamento della forza lavoro, con un’età media in crescita e un calo costante di assunzioni giovanili.
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Emigrazione dei giovani qualificati, che scelgono il Nord Italia o l’estero per cercare opportunità.
Questo doppio fenomeno sta svuotando la Sicilia delle sue energie migliori, rallentando la produttività e riducendo la capacità di innovazione del territorio.
Nonostante gli annunci del Governo e della Premier Meloni, che parlano di una presunta “ripresa occupazionale”, i dati Eurostat 2025 mostrano una realtà diversa: la crescita è trainata da contratti precari e dal calo della popolazione attiva, non da un reale sviluppo economico.
Sicilia e Sud: la frattura che frena l’intero Paese
Secondo l’Annuario delle Regioni Europee 2025 di Eurostat, l’Italia è il Paese europeo con le maggiori disuguaglianze territoriali in termini di occupazione. Il tasso d’occupazione medio nel Nord Italia è del 75%, nel Centro 71,9%, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 53,4%.
Il peso del Sud, e in particolare della Sicilia, “abbassa” l’intera media nazionale. Se si escludesse il Mezzogiorno, il tasso italiano salirebbe al 73%, migliorando di diverse posizioni nella classifica UE.
In sostanza, la crisi occupazionale siciliana non è solo un problema locale, ma una zavorra per la competitività dell’intero Paese.
Un divario di 30 punti tra Nord e Sud: nessun Paese UE peggio dell’Italia
Il confronto con gli altri Paesi europei è impietoso.
In Grecia (penultima in UE) il gap tra le regioni più forti e quelle più deboli non supera l’8,8%.
In Francia il divario massimo è del 10,1%.
In Italia, invece, la distanza tra regioni come il Veneto (75,6%) e la Sicilia (50,7%) supera i 25 punti percentuali.
Questo significa che la Sicilia non solo è la regione con meno occupati in Europa, ma anche quella che contribuisce maggiormente a rendere l’Italia il Paese più diseguale del continente in termini di lavoro.
La Sicilia tra disoccupazione e futuro incerto
L’occupazione in Sicilia nel 2025 è ancora lontana dai livelli europei. Le politiche di coesione e i fondi del Pnrr non hanno prodotto gli effetti sperati, e i divari territoriali restano profondi. Per cambiare rotta servono investimenti strutturali, incentivi per l’occupazione giovanile, e una vera strategia di sviluppo per il Sud. Senza un piano concreto, la Sicilia rischia di restare la maglia nera dell’Europa del lavoro.
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