“Non si può trasferire il patrimonio ai nuovi consorzi lasciando debiti scoperti”, ha avvertito Cracolici, suggerendo che in assenza di coperture finanziarie, la norma potrebbe configurarsi come una manovra illusoria.
I lavori in Aula e il nodo dell’articolo 3
Dopo l’approvazione dei primi articoli del disegno di legge, l’Assemblea si è scontrata sulla norma che avrebbe soppresso gli attuali tredici consorzi per sostituirli con quattro macro-consorzi regionali. L’articolo 3 è stato sottoposto a voto segreto, su richiesta delle opposizioni e con il sostegno di Cracolici.
Antonio De Luca (M5S), capogruppo all’Ars, ha denunciato i rischi di liquidazioni decennali e creditori lasciati senza compensi. “Sarebbe vergognoso avallare una norma che froda i fornitori e aggira le responsabilità della Regione”, ha dichiarato.
Liquidazione e criticità: parola all’assessore Barbagallo
Con 31 voti favorevoli all’emendamento soppressivo (prima firma Antonio De Luca) e 26 contrari, l’articolo 3 è stato affossato. Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha quindi sospeso la seduta, lasciando la riforma in uno stato di stallo.
M5S: “Norma-truffa bocciata. Governo Schifani fallimentare”
Il M5S propone ora un emendamento alla prossima variazione di bilancio per finanziare la stabilizzazione dei lavoratori. La riforma, attesa da oltre due anni e dopo decenni di commissariamenti, sembra destinata a nuovi rinvii.
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