Finanziaria 2025: investimenti, infrastrutture e criticità nella distribuzione dei fondi in Sicilia

Finanziaria 2025: investimenti, infrastrutture e criticità nella distribuzione dei fondi in Sicilia

Finanziaria 2025: investimenti, infrastrutture e criticità nella distribuzione dei fondi in Sicilia

Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha commentato così i principali obiettivi della legge di Stabilità approvata lo scorso 28 dicembre dall’Assemblea regionale siciliana: «Con la legge di Stabilità superiamo un altro capitolo di precariato, adottiamo misure per stimolare la crescita economica siciliana e sostenere i consumi, investiamo nella lotta alla crisi idrica e stanziamo risorse importanti per gli enti locali». Un messaggio che evidenzia le scelte principali della manovra finanziaria, approvata dopo un intenso lavoro che ha messo a dura prova la maggioranza di governo.

Nel complesso, il parlamento siciliano ha approvato tre documenti contabili per un totale di circa 950 milioni di euro: la Legge di Bilancio, la Legge di Stabilità e il collegato derivante dal maxi-emendamento del governo. Un passaggio cruciale, che evita il ricorso all’esercizio provvisorio, una prassi divenuta consuetudine in passato.

I fondi disponibili e le polemiche

La somma complessiva di circa 950 milioni di euro, approvata dal centrodestra con il voto contrario di Pd, M5s e Sud Chiama Nord, è stata oggetto di polemiche. In particolare, le critiche hanno riguardato la marginalizzazione dei cittadini più bisognosi e la confusione legata agli interventi in ambito agricolo. Circa 280 milioni di euro sono stati destinati a investimenti, che si inseriscono all’interno del più ampio stanziamento di circa 700 milioni di euro per gli enti locali.

Questi fondi copriranno una vasta gamma di progetti, inclusi interventi infrastrutturali nelle nove province siciliane. Tuttavia, alcune opere previste sono state rinviate a causa della mancanza di risorse nella precedente manovra finanziaria.

L’emergenza che supera la programmazione

Nonostante le risorse stanziate, emerge una problematica ricorrente: la gestione delle emergenze prevale sulla pianificazione a lungo termine. Questo è particolarmente evidente nella distribuzione dei fondi per affrontare la crisi idrica, una delle emergenze più gravi che sta colpendo tutta l’isola. Con la scarsità d’acqua che affligge le nove province siciliane, una parte significativa degli investimenti è stata destinata a invasi e acquedotti, rispondendo all’emergenza piuttosto che a progetti di sviluppo strutturale.

La crisi climatica, che impone interventi urgenti, ha messo in crisi diversi settori, in primis quello agricolo. Tuttavia, la maggior parte dei fondi è stata destinata a progetti minori e interventi locali, mentre restano trascurate le grandi opere infrastrutturali, come nuove strade e potenziamenti delle infrastrutture esistenti, che i territori ritengono essenziali per migliorare la qualità della vita.

Rigenerazione urbana: un futuro da costruire

Un punto centrale della manovra è il fondo da oltre 60 milioni di euro destinato alla riqualificazione urbana. I fondi sono distribuiti su un elenco di 524 progetti che coprono un ampio spettro di interventi nelle diverse province siciliane. La maggior parte degli interventi, però, si mantiene sotto la soglia del milione di euro, fatta eccezione per il finanziamento di 1,5 milioni di euro per le aree circostanti Palazzo dei Normanni a Palermo.

Tra gli interventi finanziati si segnala un fondo di 150.000 euro destinato alla bonifica dell’ex parco Cassarà di Palermo, un’area chiusa da oltre dieci anni e che attende una definitiva riqualificazione. Sebbene significativo, questo finanziamento potrebbe non essere sufficiente per completare il progetto in tempi brevi.

Oltre a Palermo, altri comuni come Catania, Randazzo, Trecastagni e Adrano beneficeranno di risorse per interventi locali, come la riqualificazione di parchi, scuole e infrastrutture stradali. Inoltre, sono previsti cinque milioni di euro per interventi sulla viabilità rurale e 1,5 milioni di euro per il recupero di borghi marinari.

La ripartizione dei fondi per Provincia

La distribuzione dei fondi si concentra in modo significativo in alcune province, con risultati disomogenei. Ecco una panoramica delle principali province beneficiarie:

  • Ragusa: Il Comune di Comiso spicca con un finanziamento di 1,6 milioni di euro per il rifacimento di via degli Aragonesi, una via fondamentale per il turismo naturalistico e religioso. Comiso riceverà anche 570.000 euro per altri interventi minori.
  • Palermo: La capitale siciliana riceve 1,5 milioni di euro per la riqualificazione delle aree circostanti Palazzo dei Normanni. Altri interventi minori riguardano i comuni di Alia e Carini, ma non ci sono fondi per la manutenzione delle strade periferiche.
  • Catania: La provincia di Catania è la più premiata, con oltre 18 milioni di euro. Tra i comuni più beneficiati ci sono Aci Sant’Antonio, San Gregorio e la stessa Catania, che riceverà risorse per la riqualificazione di piazze e strade, nonché lavori all’Istituto Marconi-Mangano.
  • Messina: Con 11,1 milioni di euro, la provincia di Messina beneficia di un finanziamento consistente. Giardini Naxos riceve 700.000 euro per la riqualificazione urbana, mentre Roccalumera ottiene 600.000 euro per il lungomare.
  • Agrigento: Licata si aggiudica 1,35 milioni di euro, ma il capoluogo Agrigento ottiene solo 230.000 euro per impianti sportivi e interventi sul lungomare. La manutenzione delle infrastrutture agricole, essenziale per il territorio, non è stata adeguatamente finanziata.
  • Trapani: Con soli 2,5 milioni di euro, Trapani è una delle province meno finanziate. Le risorse sono destinate principalmente alla riqualificazione di piazze e alla manutenzione energetica.

 

Conclusioni e criticità

La legge di Stabilità siciliana del 2025 presenta una serie di risorse destinate a interventi locali e minori, ma lascia irrisolte alcune questioni strutturali fondamentali, come la manutenzione delle infrastrutture agricole, la sicurezza delle scuole e la viabilità urbana. Nonostante l’ingente somma stanziata, l’assenza di un piano strategico e a lungo termine per affrontare le sfide infrastrutturali della Sicilia ha sollevato forti critiche.

Le scelte politiche che hanno influenzato la distribuzione dei fondi sembrano aver privilegiato interventi locali, ma non hanno garantito una pianificazione a livello regionale capace di affrontare le vere necessità della Sicilia nel lungo periodo. La mancanza di grandi opere e la frammentazione degli interventi rendono difficile una visione integrata per il futuro dell’isola.

Per garantire uno sviluppo sostenibile e una crescita equilibrata, sarebbe necessaria una visione più strategica e coordinata, che superi la logica dell’emergenza e affronti con determinazione le sfide infrastrutturali della Sicilia.

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