Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, interviene sul caso “Uomo 6” e sull’inchiesta per corruzione che lo riguarda. In un’anticipazione della puntata di Report (Rai3) che andrà in onda il 26 ottobre alle 20:30, Galvagno risponde alle domande della giornalista difendendosi dalle accuse e chiarendo la propria posizione.
Galvagno: «Uomo 6 è Manlio Messina»
Durante l’intervista, la giornalista incalza Galvagno chiedendogli se sappia chi sia “Uomo 6”. Il presidente dell’Ars risponde senza esitazioni: “Assolutamente sì, ma non era raccomandato.”
Alla domanda successiva – “Uomo 6 è Manlio Messina?” – la replica è altrettanto diretta: “Certo.”
Riguardo alle intercettazioni in cui alcuni collaboratori affermano “dobbiamo metterla dentro perché è una di Uomo 6”, Galvagno puntualizza: “Questo lo dicono gli altri, non lo dico io.”
E ancora, a proposito di un presunto coinvolgimento dell’ex assessore regionale: “Uomo 6 non c'entra nulla su questa vicenda. Mi ha solo chiesto se questa persona conoscesse, semmai, Uomo 6.”
La difesa di Galvagno sui finanziamenti
Il confronto si sposta poi sul tema dei finanziamenti regionali, al centro dell’indagine. La giornalista evidenzia che, secondo le intercettazioni, un gruppo di persone “legate a lui” avrebbe discusso dei fondi “come se fossero cosa loro”.
Galvagno replica chiarendo l’iter amministrativo: “I patrocini sono a discrezione del presidente dell’Assemblea, che ha un budget e dispone rispetto a iniziative che vuole sostenere.”
Alla provocazione sul “portafoglio della presidenza”, aggiunge: “Abbiamo finanziato la Fondazione Bellissario. Anche a voler suggerire qualcuno, mi verrebbe difficile, specialmente imporre”. Infine, sul concetto di corruzione, afferma: “La corruzione sta in un rapporto sinallagmatico, in un comportamento condizionato o influenzato da una promessa. Ma me lo dovessero provare che ho un accordo preventivo con qualcuno.”
L’inchiesta per corruzione
Secondo le prime ricostruzioni, l’inchiesta ipotizza che Galvagno avrebbe favorito l’assegnazione di fondi pubblici a due imprenditori in cambio di incarichi professionali destinati a collaboratori a lui vicini. Si tratta, tuttavia, della fase iniziale delle indagini preliminari, e il presidente dell’Ars ha ribadito con forza la propria estraneità ai fatti contestati.
di Edoardo Ullo
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