Il referendum abrogativo in Italia continua a scontrarsi con l’ostacolo del quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, pari a circa 26 milioni di votanti su 51 milioni. Anche nel 2025, la soglia resta irraggiungibile per il quesito su lavoro e cittadinanza, confermando una tendenza ormai consolidata.
Referendum abrogativi: i numeri storici
Dei 73 referendum abrogativi proposti in Italia dal 1946 a oggi:
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39 hanno raggiunto il quorum
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34 non hanno superato la soglia, incluso l’ultimo del 2025
Il trend è netto: dal 1997 in poi, con una sola eccezione nel 2011, nessun referendum abrogativo ha più raggiunto la partecipazione necessaria per essere valido.
L’epoca d’oro: 1974–1995
Tra il 1974 (celebre il referendum sul divorzio) e il 1995 (quando si votò contro la privatizzazione della Rai), il quorum fu sempre raggiunto, tranne nel 1990 (referendum sulla caccia). In quel periodo, la partecipazione elettorale era significativamente più alta e i temi erano spesso al centro del dibattito pubblico.
Il crollo dell’affluenza: 1997–2025
Dal referendum sulle carriere dei magistrati nel 1997 fino a oggi, il "mal di quorum" è diventato cronico. Solo il referendum del 2011 sull’acqua pubblica ha fatto eccezione, superando il quorum con un’affluenza del 54,8%.
I peggiori per affluenza:
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2022 (riforma del CSM): record negativo con solo 20% di votanti
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2009 (premio di maggioranza): 23,3%
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2003 (articolo 18) e 2005 (fecondazione assistita): entrambi fermi al 25,5%
Un meccanismo in crisi?
La crescente disaffezione elettorale e la scarsa informazione pubblica sui quesiti contribuiscono al fallimento della maggior parte dei referendum. In molti casi, il mancato quorum è ormai una costante, facendo riemergere il dibattito su una possibile riforma dello strumento referendario.
(Adnkronos)
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