Forza lavoro al 2050: Sicilia tra invecchiamento, calo demografico e impatto dell’IA

Forza lavoro al 2050: Sicilia tra invecchiamento, calo demografico e impatto dell’IA

Forza lavoro al 2050: Sicilia tra invecchiamento, calo demografico e impatto dell’IA

L’Italia si avvia verso un futuro segnato dall’invecchiamento della popolazione e da un forte riequilibrio del mercato del lavoro. Secondo le ultime stime dell’Istat, entro il 2050 il Paese perderà oltre 4,5 milioni di abitanti, mentre il numero di persone impegnate nella ricerca di un impiego crescerà di circa +6,6%. Una dinamica che non riguarda una maggiore natalità, ma un cambiamento strutturale profondo.

Un Paese più anziano e con meno giovani

Il rapporto “Previsioni delle forze di lavoro al 2050” fotografa un’Italia sempre più anziana e con un numero ridotto di persone in età lavorativa.
Secondo l’istituto:

  • gli over 55 nella forza lavoro cresceranno dal 21% al 34%;

  • i giovani tra i 15 e i 34 anni caleranno di circa 20%;

  • le nuove nascite nel 2025 rischiano di scendere sotto le 350mila unità annue.

L’aumento della cosiddetta “forza lavoro” non indica quindi una società più dinamica, ma un incremento dell’età pensionabile e un mercato in cui l’intelligenza artificiale sta modificando attività, competenze e tempi di impiego.

Cosa accadrà in Sicilia entro il 2050

La Sicilia rappresenta uno dei territori più esposti agli effetti del calo demografico. Le proiezioni indicano che l’Isola potrebbe perdere quasi 900mila residenti, scendendo sotto i 4,2 milioni. Parallelamente, gli occupati diminuirebbero del 12%, passando dagli attuali 1,37 milioni a circa 1,2 milioni.

Un dato particolarmente critico riguarda i giovani: la fascia 20-34 anni potrebbe ridursi del 32%, mentre l’emigrazione giovanile resta costante, con oltre 25mila under 35 che lasciano la regione ogni anno.

Nonostante ciò, alcuni indicatori economici mostrano segnali di recupero. Negli scenari più recenti, la Sicilia registra una crescita significativa del Pil e degli investimenti, oltre a un aumento dell’occupazione superiore alla media nazionale — pur partendo da valori assoluti tra i più bassi d’Italia.

Un impatto economico che rischia di essere pesante

Il ridimensionamento della forza lavoro non influisce solo sull’occupazione, ma anche su ricchezza, consumi e produttività.
Tra i punti più delicati:

  • nel 2025 il 24,3% dei lavoratori siciliani è a rischio povertà o esclusione sociale;

  • entro il 2050 crescerà il numero di famiglie con almeno un componente disoccupato;

  • solo il 32% della futura forza lavoro isolana avrà un titolo universitario o post-diploma, contro il 43% della media italiana.

Questo divario formativo si traduce in minori opportunità e in una più elevata esposizione a precarietà e povertà lavorativa.

Due Italie sempre più distanti

Il confronto tra Nord e Sud evidenzia un divario che, secondo l’Istat, non tenderà a ridursi. Nel 2050:

  • il tasso di occupazione del Nord potrebbe raggiungere il 72,1%;

  • nel Mezzogiorno difficilmente supererà il 58,4%.

Anche i redditi resteranno distanti: in Sicilia il reddito medio pro capite stimato è di 23.400 euro, contro i 38.700 euro del Nord.

Nonostante un leggero aumento del tasso di attività (dal 65% al 69%), il numero totale di persone in età lavorativa continuerà a diminuire. Un equilibrio fragile che dipenderà soprattutto dalle politiche migratorie e dalla capacità del mercato di assorbire nuovi profili professionali.

L’intelligenza artificiale e il futuro delle professioni

L’IA avrà un ruolo decisivo: entro il 2050 più di 5 milioni di lavoratori italiani vedranno cambiare la natura del proprio impiego.
Le attività a maggiore rischio automazione includono:

  • mansioni amministrative e contabili,

  • servizi di sportello,

  • parte delle professioni tecniche e sanitarie.

Parallelamente nasceranno nuovi settori legati a dati, robotica, cybersecurity, energie rinnovabili e manutenzione avanzata. Ma la crescita potrà essere positiva solo se accompagnata da investimenti in competenze e formazione continua.

Secondo la Cgil Sicilia, senza piani strutturati per aggiornare i lavoratori che saranno sostituiti dalle tecnologie, il rischio è quello di una disoccupazione strutturale. La formazione, dunque, rappresenta il vero nodo per trasformare l’IA da minaccia a opportunità.

di Hermes Carbone

risuser

Articoli simili

Lascia una risposta

Chiusi
Chiusi

Inserisci il tuo username o il tuo indirizzo email. Riceverai via email un link per creare una nuova password.

Chiusi

Chiusi
Preferenze Privacy
Preferenze Privacy