In Sicilia si continua a faticare a parlare di usura, nonostante i tassi spropositati imposti dagli strozzini a famiglie e imprese. Dai 300% fino a oltre il 1.200% annuo: numeri abnormi che emergono da indagini e cronaca, mentre le denunce restano rare.
I casi recenti: da Termini Imerese a Catania
Negli ultimi mesi, operazioni delle forze dell’ordine hanno portato alla luce casi clamorosi. A Termini Imerese un’imprenditrice è rimasta vittima di prestiti usurari con interessi fino al 1.209% annuo, concessi persino da alcuni parenti. A Catania, invece, quattro persone sono state arrestate per aver imposto tassi mensili dal 60% al 300%, con minacce e pressioni sulle vittime costrette a chiedere nuovi prestiti per coprire i vecchi debiti.
Una spirale senza fine
La dinamica è sempre la stessa: prestiti inizialmente modesti che, tra interessi e rinnovi, diventano insostenibili, rischiando di far perdere case e attività. Molti commercianti e famiglie, esclusi dal credito bancario, cadono nella rete degli usurai.
Denunce in Sicilia, quasi zero
Il dato più allarmante resta il silenzio. Alla Commissione parlamentare antimafia è emerso che a Catania nel 2024 e 2025 le denunce per usura sono state pari a zero. A livello regionale, le istanze sono state solo 9 nel 2024, contro le 5 del 2023. Numeri che non riflettono la reale portata del fenomeno.
Il nodo della paura e il ruolo dello Stato
Il Ministero dell’Interno sottolinea che il silenzio delle vittime, frutto di paura e timore di ritorsioni, rafforza la criminalità organizzata. La denuncia resta l’unico strumento per uscire dal giogo dell’usura e accedere al Fondo di solidarietà per le vittime di usura.
di Salvatore Rocca
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