Un numero crescente di adolescenti vive fragilità profonde e spesso invisibili, in particolare tra i minori stranieri non accompagnati (Msna) e i giovani Neet (Not in education, employment or training). Solitudine, mancanza di figure di riferimento e assenza di relazioni stabili generano sfiducia e disorientamento.
“Molti dei ragazzi che incontriamo – spiega Emidio Musacchio, psicologo e responsabile dei servizi socio-educativi della sede di Porto Valtravaglia della Fondazione Asilo Mariuccia – sono cresciuti senza una rete familiare solida. È colmando quel vuoto, con la presenza costante di figure educative forti e attività manuali, che possiamo davvero aiutarli”.
I dati globali sulla salute mentale degli adolescenti
Secondo l’Oms, oltre 166 milioni di adolescenti nel mondo (1 su 7) convivono con disturbi mentali come ansia, depressione, traumi non elaborati o comportamenti autolesivi. Le conseguenze non sono solo emotive, ma anche sociali ed economiche: la Banca mondiale stima che un disturbo mentale non trattato in adolescenza possa ridurre il reddito futuro fino al 10% annuo.
Il disagio compromette lo sviluppo cognitivo e relazionale, minando le prospettive di vita. Tra i giovani Neet, i dropout scolastici e i minori stranieri, il rischio di esclusione sociale è ancora più alto.
Il ruolo della Fondazione Asilo Mariuccia
Dal 1902 la Fondazione Asilo Mariuccia sostiene donne e minori in difficoltà, assistendo ogni anno circa 290 persone. Le iniziative più recenti includono:
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Coltivare Inclusione: progetto avviato nel 2024 con laboratori agricoli e florovivaistici per aiutare giovani italiani e stranieri a sviluppare competenze e fiducia in sé stessi.
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IntegrAzione: percorso che ha coinvolto 30 Msna in un laboratorio di carpenteria navale sul Lago Maggiore per il restauro di imbarcazioni storiche.
Dal suo avvio, la Fondazione ha formato oltre 500 minori nei suoi laboratori di educazione al lavoro, contribuendo al loro inserimento sociale e professionale.
La risposta educativa al disagio giovanile
Secondo Musacchio, i social media hanno reso i ragazzi più consapevoli sul tema della salute mentale, ma allo stesso tempo hanno amplificato il disagio dei più fragili. Per questo la Fondazione punta su esperienze concrete, relazioni autentiche e attività pratiche, capaci di restituire senso, appartenenza e identità.
“L’ansia dei giovani nasce spesso da un vuoto affettivo – conclude Musacchio – e non si colma con parole, ma con la presenza. Ogni sforzo nella cura della salute mentale degli adolescenti fragili è un investimento strategico sul futuro di tutti”.
(Adnkronos)
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