Per anni ci hanno detto che 10.000 passi al giorno erano la chiave per restare in salute. Ma una nuova ricerca suggerisce che non è tanto il numero dei passi a contare, quanto la durata della camminata.
Lo studio, pubblicato su Annals of Internal Medicine, mostra che anche chi fa meno di 8.000 passi al giorno può ridurre il rischio di morte e di malattie cardiovascolari, a patto che la camminata duri più a lungo.
Lo studio: contano i minuti, non solo i passi
I ricercatori hanno analizzato i dati di 33.560 adulti tratti dalla UK Biobank, tutti con una media inferiore a 8.000 passi giornalieri. I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi, in base alla durata delle loro sessioni di cammino:
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meno di 5 minuti
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da 5 a 10 minuti
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da 10 a 15 minuti
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15 minuti o più
Chi accumulava i propri passi in sessioni più lunghe mostrava un rischio di mortalità inferiore rispetto a chi camminava in brevi tratti.
Camminate lunghe, rischio minore
A 9,5 anni di distanza, il rischio di morte per tutte le cause risultava:
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4,36% per chi camminava meno di 5 minuti,
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1,83% per sessioni di 5-10 minuti,
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0,84% per sessioni di 10-15 minuti,
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0,8% per chi camminava 15 minuti o più.
I benefici erano ancora più evidenti sul piano cardiovascolare: le passeggiate di almeno 15 minuti riducevano il rischio di malattie cardiache a meno della metà rispetto ai camminatori più “a intermittenza”.
Un messaggio per chi è sedentario
Il risultato è chiaro: anche chi fa pochi passi può ottenere benefici se trasforma la camminata in un’abitudine continua. Gli autori invitano quindi a “non solo contare i passi, ma anche i minuti”. Per i più sedentari, bastano 15 minuti di cammino senza interruzioni al giorno per migliorare sensibilmente la salute del cuore e allungare la vita.
(Adnkronos)
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