Tanti, troppi ritardi nella spesa dei fondi europei. E più passa il tempo, più diminuiscono le speranze di recupero, soprattutto nel Mezzogiorno e in Sicilia. Un rallentamento che non riguarda soltanto il Pnrr, ma anche la programmazione regionale 2021-2027, dove l’Isola mostra dati preoccupanti:
-
solo 4,74% del Fse+ (71,9 milioni su 1,5 miliardi);
-
appena 0,91% del Fesr (53,3 milioni su 5,8 miliardi).
In totale, 125,2 milioni di euro spesi su 7,3 miliardi disponibili, pari a un avanzamento dell’1,7%. Un quadro critico dopo quasi cinque anni dall’avvio del ciclo, con scadenza fissata al 31 dicembre 2029. Il problema, ancora una volta, sembra risiedere nella scarsa capacità di programmazione e progettazione degli apparati burocratici regionali.
Il monitoraggio del Mef e la situazione nazionale
A certificare i ritardi è il monitoraggio sulle politiche di coesione pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato. Secondo il Mef, al 31 agosto 2025 la spesa dei fondi europei in Italia si ferma all’8,14% (programmi nazionali e regionali) e al 9,78% per i soli programmi regionali.
In totale, su 72,6 miliardi di risorse disponibili, sono stati spesi soltanto 5,91 miliardi di euro. Numeri che mostrano un rallentamento generalizzato, ma con la Sicilia in posizione particolarmente arretrata.
Sicilia fanalino di coda nel Mezzogiorno
Nessuna regione italiana rispetta i tempi di spesa, ma la Sicilia è tra le ultime. Con l’1,7% di avanzamento, l’Isola è ben lontana da regioni come:
-
Veneto, che ha raggiunto il 14,77%;
-
Lombardia, al 19%;
-
Campania, al 7,8%;
-
Puglia, al 7,4%.
In valori assoluti, Campania e Puglia hanno speso tra 400 e 500 milioni in più della Sicilia, distanziandola di circa sei punti percentuali. Un dato che sottolinea le difficoltà strutturali dell’amministrazione regionale nel portare avanti i progetti.
Trend di spesa: segnali di immobilismo
Anche il trend temporale conferma la lentezza della spesa. Nel monitoraggio di aprile 2025, la Sicilia aveva speso:
-
33,3 milioni del Fse+ (2,2%);
-
53,3 milioni del Fesr (0,91%).
Tra aprile e agosto 2025, l’incremento è stato di appena +0,5%, mentre la media nazionale è cresciuta del +2,34%. Se questo ritmo dovesse proseguire, la Regione rischierebbe di chiudere il ciclo 2021-2027 con appena il 6,8% delle risorse utilizzate, cioè circa 500 milioni su 7,3 miliardi.
Il nodo della progettazione e dell’efficacia amministrativa
Il problema non è la disponibilità di fondi, ma la capacità di utilizzarli in modo efficace. Nonostante anni di politiche di coesione, le regioni del Sud Italia continuano a essere classificate come “meno sviluppate”, con un Pil pro capite inferiore al 75% della media europea. Ciò significa che, pur ricevendo risorse aggiuntive, la macchina amministrativa locale resta lenta e spesso incapace di attuare progetti nei tempi previsti. I deficit di progettazione, la complessità burocratica e la mancanza di personale qualificato continuano a frenare la crescita del territorio.
La chiusura del Fesr 2014-2020: una “sfida vinta” a metà
La Regione Siciliana ha definito la chiusura del programma Fesr 2014-2020 come una “sfida vinta”, ma la realtà è più complessa. Il ciclo, completato solo a dicembre 2024, ha richiesto rimodulazioni e trasferimenti di progetti verso altri programmi (Poc e Psc) per evitare la perdita delle risorse.
In sostanza, il Fesr 14-20 è stato chiuso in ritardo rispetto alla regola N+3, che imponeva la certificazione delle spese entro il 31 dicembre 2023. Una lezione che, a giudicare dai numeri, non sembra aver portato a miglioramenti significativi.
Regola N+2 e scadenza 2029: meno tempo per spendere
Per la nuova programmazione 2021-2027, Bruxelles ha reintrodotto la regola N+2, che riduce i tempi di rendicontazione. In pratica, i progetti dovranno essere completati entro due anni dalla chiusura del periodo di programmazione, e non più tre come nel precedente ciclo. Ciò significa che tutti i pagamenti dovranno essere certificati entro il 31 dicembre 2029, pena il disimpegno automatico dei fondi non spesi.
Rischio disimpegno: fino a 6,9 miliardi di euro a rischio
Se l’attuale ritmo di spesa non cambierà, la Sicilia rischia di perdere fino a 6,9 miliardi di euro di finanziamenti europei. Una cifra enorme, che rappresenta una sconfitta per la regione e per il Mezzogiorno nel suo complesso. Accelerare la spesa, rafforzare le competenze amministrative e migliorare la progettazione dei fondi europei è ormai una priorità non rinviabile per evitare un nuovo flop nella gestione delle risorse Ue.
di Gioacchino D'Amico
Lascia una risposta