Richiesto il rinvio a giudizio per l’assessore Amata nell’inchiesta sulla corruzione

Richiesto il rinvio a giudizio per l’assessore Amata nell’inchiesta sulla corruzione

Richiesto il rinvio a giudizio per l’assessore Amata nell’inchiesta sulla corruzione

La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio dell’assessore regionale al Turismo Elvira Amata e dell’imprenditrice Marcella Cannariato, accusate di corruzione in un filone della maxi inchiesta sui presunti illeciti nella gestione di fondi e contributi regionali. L’udienza preliminare è stata fissata dal giudice Walter Turturici per il 13 gennaio.

Il presunto scambio di favori al centro dell’indagine

Secondo l’accusa, l’assessore e l’imprenditrice avrebbero intrattenuto uno scambio di favori e utilità, che comprenderebbe l’assunzione di un nipote di Amata e il finanziamento di manifestazioni riconducibili a Cannariato.
Gli investigatori dispongono anche di alcune intercettazioni ritenute rilevanti. I legali delle due indagate hanno dichiarato di essere certi di dimostrare l’assenza di qualsiasi patto corruttivo.

Nel contesto della stessa indagine, ma in un filone separato, risulta coinvolto anche il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno.

Le reazioni politiche

Sulla vicenda è intervenuto il leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera, che ha definito la richiesta di rinvio a giudizio «uno schiaffo ai siciliani per bene». In una nota, La Vardera accusa il governo regionale di «cadere sempre più in basso» e invita il presidente Renato Schifani a rimuovere l’assessore Amata e a dimettersi: «Una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione a chi gestisce fondi pubblici è una follia. Schifani abbia un sussulto di dignità e intervenga immediatamente».

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