In un vecchio sketch di Ficarra e Picone sul ponte sullo Stretto si ironizzava sull’acqua che “sparisce” subito dopo essere stata mostrata. Una battuta che oggi sembra descrivere perfettamente la cronica emergenza idrica in Sicilia, dove l’acqua manca anche quando piove e le precipitazioni non sono particolarmente scarse.
Secondo le opposizioni regionali, l’attuale governo è incapace di gestire la situazione. La Regione, invece, attribuisce i disservizi a reti idriche ormai vetuste, rattoppate per decenni. Nel mezzo, i cittadini, che vedono scorrere l’acqua dai rubinetti come un evento eccezionale anziché normale.
Trapani ancora senz’acqua: condotte rotte e normalità a intermittenza
L’ennesimo guasto è avvenuto ieri mattina vicino Santa Margherita di Belice: una condotta ha ceduto, lasciando a secco diversi comuni del Trapanese. Tutto questo mentre, in contemporanea, si teneva un briefing tra sindaci e Protezione civile per comunicare che l’emergenza era “rientrata”.
Il presidente Schifani aveva parlato di “lavoro instancabile e coordinato”, ma la tregua è durata poco. La rottura dell’acquedotto Montescuro è infatti un evento mensile, come ricorda il dirigente regionale della Protezione civile, Salvo Cocina. A complicare la situazione, anche il guasto di una pompa del pozzo Bresciana, che avrebbe dovuto garantire ulteriori 30 litri al secondo.
Reti idriche fatiscenti e dighe a rischio: un sistema che perde ovunque
La crisi non dipende solo dalla siccità. La Sicilia è frenata da infrastrutture obsolete e bacini che non riescono a trattenere acqua. Emblematico il caso dell’invaso Trinità a Castelvetrano, messo fuori esercizio a gennaio per criticità strutturali. Grazie a una nuova perizia è stato evitato il completo svuotamento, ma il livello è limitato a 62 metri in attesa di lavori straordinari.
Secondo Cocina, servono interventi per 1,5 milioni di euro, divisi in due linee d’azione. È stata anche richiesta l’autorizzazione ministeriale a innalzare temporaneamente il limite a 64 metri sul livello del mare.
La diga Garcia: risorse contese e scontro politico
Altro nodo critico è la diga Garcia, svuotata in pochi mesi. La gestione, affidata al Consorzio di bonifica 2 di Palermo, è al centro di un acceso confronto politico. Secondo alcuni deputati dell’Ars, il bacino sarebbe stato utilizzato quasi esclusivamente per l’uso irriguo, riducendo drasticamente la quota destinata ai comuni per l’uso potabile.
Dal territorio arrivano accuse di favoritismi, mentre le associazioni agricole negano qualsiasi deviazione impropria. Il risultato, però, è che l’acqua disponibile si è ridotta a tal punto da costringere i comuni del Trapanese a chiedere autobotti anche a fine novembre.
Crisi idrica nel Trapanese: la “guerra tra poveri”
La deputata M5S Cristina Ciminnisi definisce la situazione “una guerra tra poveri”, in cui cittadini e agricoltori si contendono un bene che dovrebbe essere garantito. Le accuse riguardano calcoli errati del fabbisogno irriguo e ritardi nella manutenzione delle pompe di sollevamento.
Intanto, altri invasi restano al centro dell’attenzione: dall’incompiuta Pietrarossa, alla diga Olivo (per la quale sono stati annunciati 29 milioni di euro), fino alla diga Poma, che ha ridotto drasticamente l’erogazione irrigua durante l’ultima stagione.
Dati in ritardo e informazioni incomplete: un sistema che non funziona
A complicare ulteriormente il quadro, anche il ritardo nella pubblicazione dei dati settimanali sui livelli degli invasi. L’ultimo bollettino aggiornato è del 20 ottobre: sei settimane di vuoto informativo in piena emergenza idrica. Secondo quel report, la diga Garcia conteneva appena 620 mila metri cubi su un massimo autorizzato di 61 milioni. La diga Trinità, poco più di un milione su 2,5 milioni. La diga Poma, solo 8 milioni su 72. Numeri che fotografano un sistema idrico fragile, incapace di trattenere e distribuire l’acqua anche quando le piogge sembrano offrire un piccolo margine di sollievo.
di Mauro Seminara
Lascia una risposta