Venti delle maggior banche mondiali dal 2011 hanno prestato quasi 30 miliardi di dollari per la produzione di questi polimeri. La classifica è guidata da Barclays, seguita da HSBC e da Bank of America, I 100 maggiori produttori di polimeri continuano tutti a servirsi quasi esclusivamente di materia prima vergine, cioè proveniente direttamente da combustibili fossili, e non dal riciclo di altra plastica. Nel 2019, la produzione di polimeri riciclati dai rifiuti di plastica rappresentava il 2% del prodotto totale.
"Nei prossimi cinque anni, la capacità produttiva globale per i polimeri da materia prima vergine per plastiche monouso potrebbe crescere di oltre il 30%, e per alcune singole società fino al 400% - si legge nel rapporto -. Questo vorrebbe dire una catastrofe ambientale: molti dei rifiuti generati dalla plastica usa e getta finirebbero nell'ambiente, nei paesi in via di sviluppo con sistemi di gestione dei rifiuti insufficienti".
Per i ricercatori australiani della Minderoo Foundation, "il tasso di crescita previsto nella fornitura di questi polimeri vergini è in linea col tasso storico di crescita della domanda per la plastica monouso. Il che, senza stimoli legislativi, manterrà fuori mercato i nuovi modelli circolari di produzione e riciclo".
"Uscire dal modello prendi-produci-butta della plastica monouso richiederà ben più della volontà delle imprese e di mercati dei capitali 'illuminati' - è la conclusione del rapporto -: richiederà una immensa volontà politica. Questo è messo in luce dall'alto livello di proprietà pubblica di questi produttori di polimeri: un 30% stimato del settore, con i governi di Arabia Saudita, Cina ed Emirati Arabi Uniti ai primi posti".
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