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Andrea Minutolo, geologo e responsabile scientifico di Legambiente: “Intervenire sui corsi d’acqua e riforestare le sponde”

Andrea Minutolo, geologo e responsabile scientifico di Legambiente: “Intervenire sui corsi d’acqua e riforestare le sponde”

Andrea Minutolo, geologo e responsabile scientifico di Legambiente: “Intervenire sui corsi d’acqua e riforestare le sponde”

CATANIA - “Ci sono in gioco milioni di vite umane e oltre un milione di specie. E ci sono decisioni da prendere, anche se non è chiaro chi, esattamente, le prenderà”, scrive il Premio Pulitzer Elizabeth Kolbert sul New Yorker di pochi giorni fa riferendosi alla crisi climatica che accelera sempre di più la sua corsa insieme agli eventi estremi, che stanno avendo impatti sempre maggiori in tutto il mondo, a partire dall’Italia come ci racconta in questi giorni la cronaca dei tragici fatti di Ischia e dei gravi disagi sulla costa del messinese: in entrambi i casi due anomale e devastanti bombe d’acqua hanno dato origine a fiumi di fango che ad Ischia hanno spazzato via case e ucciso 11 persone, mentre fra Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore nel messinese, si contano diversi milioni di euro di danni.

Andrea Minutolo, geologo, responsabile scientifico di Legambiente che insieme Gabriele Nanni, ricercatore, ha curato il Rapporto dell’Osservatorio CittàClima 2022, spiega: “Nei primi dieci mesi di quest’anno sono stati registrati in Italia 254 fenomeni meteorologici estremi (senza contare i più recenti da Ischia in poi) il 27 % in più rispetto all’intero 2021, mentre nel 2010, furono meno di 20”.Nel Rapporto dell’Osservatorio, consultabile sul sito www.cittaclima.it, si legge inoltre che dal 2010 al 2022 la regione italiana maggiormente devastata è la Sicilia con 175 eventi estremi; segue la Lombardia con 166 e il Lazio con 136. Fra le città, nello stesso periodo, Roma è quella più colpita, con 66 eventi; Bari è al secondo posto, con 42 eventi, Agrigento al terzo posto, con 32 casi fra i quali 15 allagamenti, quindi Palermo all’8° posto con 21 eventi estremi e Catania all’11° con 12.

Che gli effetti dei cambiamenti climatici siano già ben presenti è fuori discussione, la questione più importante è come mettere un freno a quella che sembra essere una escalation irrefrenabile. “I Paesi europei dotati di un Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, sono saliti a 24 ma la grande assente è l’Italia, con una bozza di Piano sviluppato nel 2018 dal ministro Galletti e mai portato a termine dai tre Governi successivi – sottolinea Minutolo -. Intanto il nostro Paese ha speso dal 1999 al 2020, 13,3 miliardi di euro in fondi per la gestione delle emergenze meteo climatiche, quasi 10 mila progetti sono stati realizzati nello stesso periodo ma non è stato permesso a questi interventi di essere efficaci per il continuo inseguimento delle emergenze”.

In concreto, quali dovrebbero essere le azioni da intraprendere? “Innanzitutto bisogna adattare più velocemente possibile le città e il territorio per ridurre l’impatto degli eventi meteo estremi, intervenendo innanzitutto sui nostri 8.300 chilometri di costa per far fronte al progressivo innalzamento del mare, che il CNR stima in più di 60 centimetri entro il 2100, col progressivo ricollocamento verso l’interno degli insediamenti costieri e le infrastrutture più a rischio, come prevede, per esempio, il Piano di adattamento della Spagna. Inoltre - prosegue Minutolo - Per mitigare l’effetto delle alluvioni, bisognerebbe prevedere interventi sui corsi d’acqua, riforestando le sponde e nello stesso tempo ripristinando la naturale capacità degli alvei di far defluire le ondate di piena e invece continuiamo a cementificare grazie a piani regolatori ormai non più sostenibili”.

Va detto che nella comunità scientifica, c’è chi ancora sostiene che le attività umane non avrebbero nessun impatto sul riscaldamento globale perché prodotto da periodici cicli solari. “Certamente esistono i cicli solari che producono effetti in milioni di anni e c’entra qualcosa anche lo spostamento progressivo dell’asse terrestre, ma basta analizzare il grafico dell’andamento della temperatura globale per rendersi conto che, dalla rivoluzione industriale in poi, con l’aumento delle emissioni di Co2 in atmosfera si è registrato un progressivo innalzamento delle temperature che è diventato più deciso dal 1960 a oggi, in corrispondenza della progressiva, massiccia emissione di gas inquinanti”.

Cosa dobbiamo aspettarci dunque per il futuro? Per Andrea Minutolo dovremmo attenderci “Inverni miti, con improvvisi e forti abbassamenti della temperatura, autunni sempre più siccitosi, estati spesso roventi, con improvvise, violente precipitazioni e trombe d’aria, fenomeni che, fino agli anni ’70 si verificavano in media ogni 5 anni”.

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