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Termovalorizzatori, il Pd: “A Roma sì, in Sicilia no”

Termovalorizzatori, il Pd: “A Roma sì, in Sicilia no”

Termovalorizzatori, il Pd: “A Roma sì, in Sicilia no”

ROMA - Si è parlato spesso della possibilità di utilizzare i termovalorizzatori in Sicilia per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti.

Il sindaco di Roma favorevole ai termovalorizzatori

Una soluzione che non piace al Pd regionale, che, attraverso il suo segretario Anthony Barbagallo ha già spiegato i motivi, ma che vanno in contrasto con le indicazioni di un altro esponente del Pd, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che al contrario, si è dichiarato assolutamente a favore per questo tipo di soluzione. Chicco Testa, presidente di Assoambiente, l’Associazione che rappresenta a livello nazionale e comunitario le imprese che svolgono servizi ambientali, gestiscono rifiuti e sono attive nella Circular economy, ha così commentato l’annuncio del primo cittadino di Roma di voler dotare la capitale di un termovalorizzatore. “Meritano un plauso le dichiarazioni con cui il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha affermato la necessità per la Capitale di dotarsi di un impianto di recupero di energia da rifiuti non riciclabili. Solo così Roma potrà uscire dalla costante situazione emergenziale”. Per il Pd Sicilia invece nell'Isola questa soluzione non sembra essere la preferita. “Il Pd siciliano è contrario ai termovalorizzatori in Sicilia”, aveva dichiarato in precedenza Barbagallo, commentando negativamente l'annuncio ufficiale di un bando per la costruzione di due termocombustori da parte del presidente della Giunta regionale, Nello Musumeci. Secondo il Pd siciliano i termocombustori contrasterebbero con le direttive europee sullo smaltimento dei rifiuti urbani.

Il Pd Sicilia contrario

“Siamo contrari – ha continuato Barbagallo – a questi impianti anche alla luce delle direttive europee che prevedono la riduzione dei conferimenti in discarica. L’Europa va da una parte e la Sicilia dall’altra. Incomprensibile”.

In realtà non si capisce dove sarebbe il ventilato conflitto con la legislazione comunitaria: la direttiva 2008/98/CE, infatti, ha stabilito una precisa gerarchia nello smaltimento dei rifiuti che prevede prima di tutto la prevenzione, poi il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero energetico e solo in ultima istanza l’abbancamento in discarica. Una posizione quindi, che suona come una “doppia morale”, poiché fu proprio il governo a maggioranza Pd a stabilire con legge la necessità di ben due impianti in Sicilia.

L’apertura del governo Musumeci ai termocombustori, infatti, non fa altro che assecondare quanto previsto dal Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016, provvedimento dell’allora premier Matteo Renzi, che dava attuazione all’art.35 del Dl 133/2014 – il cosiddetto “Sblocca Italia”, poi convertito nella legge 164/2014 – e che aveva introdotto “Misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio”.

Il decreto attuativo ha stabilito la costruzione di alcuni termovalorizzatori al Sud (due in Sicilia, come già detto) per equilibrarne la presenza all’interno del Paese (basti pensare che in Lombardia ce ne sono addirittura 13), evitando così il costoso, a livello ambientale ed economico, “export della spazzatura”.

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