PALERMO - Il patrimonio edilizio siciliano, al 2022, è per almeno un terzo abusivo. Lo dicono i dati raccolti dal Cresme, il centro studi e ricerche che focalizza la propria attenzione sul mercato delle costruzioni sia a livello locale che nazionale e internazionale. In Sicilia, per 100 costruzioni autorizzate ce ne sono 48,2 abusive. La regione è superata soltanto dalla Basilicata e Calabria, entrambe a 54,1, e dalla Campania, a 50,4. I numeri scendono in picchiata se ci si sposta lunga la penisola verso il Nord: si arriva a 3,3 in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, passando per le regioni del centro che si attestano intorno alla decina.
I condoni non hanno portato nelle casse comunali quanto ci si aspettava
Il distacco diventa ancora più evidente se si guarda ai numeri per macrocategoria territoriale. Il Nord Est e il Nord Ovest si fermano a 4,6 e 4,7, il Centro sale a 14,7, il Mezzogiorno arriva a 40,2. Il dato medio nazionale si è attestato a 15,1. Nel corso dei decenni sono stati diversi i condoni edilizi che hanno permesso a molti di risolvere la propria posizione, ma che non hanno portato nelle casse comunali quanto ci si aspettava e si sperava, andando così a perdere il senso dell’operazione legislativa fatta.
A partire dal condono del 1985, introdotto dal governo Craxi, a quello del 1994, deciso dal primo governo Berlusconi, per finire nel 2003, voluto dal secondo governo Berlusconi, i risultati non sono mai stati quelli attesi. In tal senso l’ufficio studi della Cgia di Mestre ha elaborato i dati disponibili relativi ai tre eventi e stima che i Comuni abbiano incassato poco più di 15 miliardi di euro in totale. Nel primo il gettito è stato pari a 3,1 miliardi, nel secondo a 5,2 miliardi e nel terzo a poco più di 7 miliardi. Anche in questo caso, così come per le sanatorie di natura fiscale, gli incassi sono stati decisamente più contenuti delle aspettative. Nel condono introdotto dal governo Craxi I fu incassato solo il 58% del gettito previsto, quello approvato dal governo Berlusconi I il 71% e quello istituito dal governo Berlusconi II solo il 34,5%. E nonostante queste misure fossero state approvate con l’obiettivo di porre fine al fenomeno dell’abusivismo edilizio, i risultati ottenuti furono insignificanti.
Il motivo è semplice: la lotta all’abusivismo è lenta, farraginosa e il cittadino non ha la percezione di un vero pericolo nel contravvenire alla legge. Nonostante questo, il governo Meloni sembra pensare a un nuovo condono edilizio, su proposta del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ritiene sia utile per permettere a molti di sanare centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche che stanno intasando gli uffici tecnici dei Comuni di mezza Italia, e allo stesso tempo permetterebbe di recuperare fondi per lo Stato.
Migliaia di pratiche di infrazione ferme negli uffici istituzionali
Se da un parte, quindi, si prospetta un condono, dall’altra la situazione delle migliaia di pratiche di infrazione ferme negli uffici istituzionali non sembra destinata a migliorare, anche a causa delle difficoltà burocratiche che rallentano le pratiche di sequestro e demolizione dei beni abusivi. Senza dimenticare il fattore economico che sarebbe, secondo molti sindaci del territorio regionale, la causa primaria della lentezza dei procedimenti. Si tratta infatti di cifre non indifferenti, necessarie prima per portare a compimento le pratiche di abbattimento e poi per ripristinare i terreni alla condizione originaria. Nel 2022, secondo Legambiente, in Sicilia sono state 4.537 le ordinanze di abbattimento di immobili abusivi, e ne sono stati buttati effettivamente giù soltanto 950.
Lascia una risposta