Agrigento Capitale della Cultura 2025: fondi, ritardi e il rischio del fallimento annunciato

Agrigento Capitale della Cultura 2025: fondi, ritardi e il rischio del fallimento annunciato

Agrigento Capitale della Cultura 2025: fondi, ritardi e il rischio del fallimento annunciato

Sette mesi dopo l’avvio ufficiale dell’anno di Agrigento Capitale italiana della Cultura, la Fondazione Agrigento 2025 tira i remi in barca, venendo meno al mandato ricevuto e tradendo la fiducia degli agrigentini e di tutti i siciliani. Nel documento ufficiale sulla variazione del bilancio di previsione 2025, il direttore Generale Giuseppe Parello, a chiare lettere, dichiara: “L’attività della Fondazione si concluderà il 31 dicembre 2025 e presumibilmente entro il 30 giugno 2026 dovranno essere rendicontati e definiti tutti i rapporti”.

Una frase che smentisce gli intenti programmatici e le dichiarazioni degli stessi soci fondatori, secondo cui la Fondazione avrebbe dovuto essere operativa fino al 2028 per garantire “continuità, sviluppo e sostenibilità culturale” oltre il 2025. In realtà, già a pochi mesi dall’inizio ufficiale di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025, erano emersi, da parte di tanti, dubbi e perplessità sull’effettiva capacità organizzativa dell’evento. Evidenti le lacune nei settori strategici: infopoint, parcheggi, trasporti urbani, infrastrutture, viabilità e forniture idriche, decoro urbano e illuminazione pubblica.

Il programma culturale appariva lacunoso

Anche il programma culturale appariva lacunoso per una città che aveva dato i natali o ispirato autori quali Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giuseppe Tomasi di Lampedusa e che vanta il meraviglioso Parco archeologico, patrimonio dell’umanità, della Valle dei Templi. Alcuni degli eventi erano in ritardo, come la mostra “Agrigento e i Chiaramonte”, che doveva essere inaugurata a gennaio e che ancora a marzo non era stata aperta, i laboratori di Banksy Humanity Collection e dell’artista cipriota Efy Spyro, previsti da gennaio, ma mai partiti. In programmazione risultavano alcuni eventi già esistenti, come la Sagra del Mandorlo in Fiore, il FestiValle, il Carnevale di Sciacca e la Festa di San Calogero che avrebbero avuto luogo indipendentemente dal titolo di Capitale della Cultura.

Anche il cartellone degli spettacoli lasciava a desiderare

Anche il cartellone degli spettacoli lasciava a desiderare e pochi risultavano i titoli significativi. Non meno preoccupante la gestione della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, che ancora, nonostante i cambiamenti al vertice, non disponeva di una sede operativa stabile, né di un personale adeguato. La nuova presidente, Maria Teresa Cucinotta, aveva ammesso le difficoltà incontrate e aveva promesso che le proposte di associazioni e sponsor sarebbero state vagliate attentamente.

E, intanto, quasi tutti i Musei cittadini restavano chiusi. Il Museo civico di Agrigento, all’interno dell’ex Collegio dei Filippini, risultava da tempo non operativo. Serrata la Pinacoteca comunale allocata presso l’ex Collegio dei padri Filippini. Rimaneva fruibile, e solo parzialmente, il complesso monumentale di Santo Spirito. Nel refettorio di Santo Spirito, infatti, da mesi era in allestimento la mostra sui Chiaramonte, promossa dall’Ente Parco Valle dei Templi, ma non vi era nessuna notizia relativa all’apertura. In particolare, il Museo ospitato nel Monastero di Santo Spirito soffriva di una grave mancanza di personale: non vi erano custodi nelle sale, né una guida per accompagnare i visitatori, che ricevevano in ingresso una fotocopia che avrebbe dovrebbe orientarli nella visita e nulla più. Questo rendeva quasi impossibile una fruizione completa delle opere esposte e riduceva l’attrattiva per i turisti. La questione non riguardava solo questi due spazi. Anche altri piccoli Musei, come l’Antiquarium dei Padri Liguorini, gli spazi espositivi di Santa Caterina e Santa Maria dei Greci, rimanevano spesso fuori dai circuiti ufficiali, con aperture sporadiche e difficoltà gestionali.

La sensazione generale era che Agrigento non fosse pronta a gestire il ruolo di Capitale della Cultura e ancora risuonano, pesanti come pietre, le parole pronunciate da Pietrangelo Buttafuoco, neo presidente della Fondazione Biennale di Venezia: “Avevo un’idea ben precisa, che fosse l’occasione delle occasioni. Credo che ci siano tutti i presupposti affinché da Roma, quindi dal Comando centrale, si abbia la consapevolezza di impugnare il tutto, anche a costo di essere sgarbati nei modi, perché non si può perdere questa occasione”.

In sostanza una richiesta di commissariamento, per quella che potrebbe trasformarsi nella solita “formula aritmetica che porta ‘piccioli’, ovvero soldi a palate da distribuire, in assenza di una progettualità adeguata, il vuoto di notizie, l’assenza di un programma di comunicazione, con la sensazione che la Fondazione Agrigento 2025, costituitasi (con gravissimo ritardo) per organizzare e promuovere l’evento, fosse il solito carrozzone burocratico, motore di una giostra che piazza incarichi e capitali, ma che sul piano concreto e intellettuale non ce la fa”.

Doveva essere il trampolino di rilancio di Agrigento

Doveva essere il trampolino di rilancio di Agrigento, ma la Fondazione Agrigento 2025 ha deciso di chiudere anzitempo, a fine anno, perché è mancata una visione d’insieme e, mentre i privati si sono tenuti alla larga da un carrozzone sfondato, sono stati spesi oltre 4 milioni di fondi pubblici.

In tutto questo marasma, però, c’è una notizia positiva. Un avanzo vincolato, inutilizzato da vent’anni, è stato sbloccato e inserito nelle casse comunali di Agrigento. I fondi andranno alla riqualificazione straordinaria, alla copertura dei debiti, ai trasporti, ai servizi sociali e alla Fondazione Agrigento 2025. La Giunta comunale ha deliberato l’utilizzo di tre milioni di euro, adesso sbloccati dall’avanzo vincolato, da destinare a interventi di riqualificazione straordinaria.

Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, ha accolto con entusiasmo lo sblocco di tali fondi da parte del Ministero che, inseriti nel bilancio del Comune di Agrigento, consentiranno di sostenere finanziariamente numerosi interventi a beneficio del territorio, peraltro in occasione dell’anno di Agrigento Capitale Italiana della Cultura.

E, allora, non è forse arrivato il momento di mettere da parte le polemiche politiche e, senza indugi, rimboccarsi le maniche e collaborare per riaprire tutti i Musei, per rimediare al danno di immagine, per rattoppare falle e buche, sia quelle delle strade sia, soprattutto, quelle programmatiche e gestionali? I tempi sono davvero strettissimi e un’altra occasione, per Agrigento, non si ripresenterà.

Pina Travagliante
Professore ordinario di Storia del pensiero economico presso l’Università degli Studi di Catania

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