Il sistema funziona. Va migliorato, ma ha basi solide. Il trasporto aereo fa economia, costruisce turismo [1]e dà garanzie ai siciliani. Angelo Rocca parla dal fronte. È l’amministratore unico dell’Ast Aeroservizi, la società della Regione che gestisce lo scalo di Lampedusa. Turismo, dunque, tanto turismo. Ma anche linea di confine per i viaggi della speranza, in qualche caso della disperazione, di tanti immigrati che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo. Rocca sceglie l’ottimismo della volontà al pessimismo della ragione. Non è fiducioso. È sicuro. Perché i numeri sono dalla sua parte.
Il sistema funziona davvero? O la diplomazia impone di dirlo?“Nessun tatticismo o versioni di comodo. È un buon sistema. I due scali principali, Catania e Palermo, sono rispettivamente il quinto e il nono aeroporto per traffico passeggeri in Italia e crescono regolarmente. Gli altri due aeroporti, Comiso e Trapani, stentano un po’ a incrementare i propri numeri ma probabilmente questo accade anche per la mancanza di infrastrutture e collegamenti a terra. Il vero investimento da fare a sostegno degli scali minori dovrebbe essere proprio questo, autostrade, ferrovie con treni veloci e collegamenti rapidi con le città più importanti. L’aeroporto di Birgi può essere indicato come un esempio. La ferrovia esistente passa a 200 metri dall’aeroporto ma non è collegata con lo stesso. È assurdo”.
Mancano all’appello l’aeroporto che è stato chiamato a gestire e quello di Pantelleria…“Da questo ragionamento lascerei fuori gli aeroporti delle isole, Lampedusa e Pantelleria. Sono realtà a parte e vanno gestiti adattandoli alle esigenze delle stagioni, possibilmente con un più ampio margine di manovra su investimenti e scelte aziendali. Bisogna valorizzare le loro peculiarità e sottolineare le priorità”.
Il sistema funziona e indica una prospettiva di sviluppo con l’avvio di due poli aeroportuali: Catania e Comiso da un lato, Palermo, Trapani, Pantelleria e Lampedusa dall’altro. Lei ipotizza anche un terzo polo? Quello delle isole minori?“Catania ha già acquisito al suo patrimonio Comiso. Hanno un piano di investimenti serio che prevede nuove infrastrutture, incremento dei voli nazionali e delle merci e nuovi collegamenti. Stessa cosa potrebbe accadere tra gli scali di Palermo e Trapani. Alla base deve esserci comunque una volontà di investimento importante. Le isole invece, a mio avviso, andrebbero riunite sotto un’unica società di gestione indipendente dagli altri due poli. Possibilmente, direttamente ed unicamente partecipata dalla Regione, in modo da avere la necessaria autonomia nella gestione e nella spesa. Sono due gioielli che vanno tutelati e quindi gestiti come tali. Sarebbe un’armonizzazione utile all’intero sistema”.
Tre poli aeroportuali e una compagnia aerea siciliana?“È una soluzione? Non lo so. La Sicilia è ben collegata se guardiamo all’offerta dei voli in generale. Il problema resta il costo dei biglietti. Finora la Regione ha dato una grossa mano ai siciliani riconoscendo contributi alle compagnie per abbassare i prezzi che schizzano alle stelle ad ogni occasione, come festività e stagione estiva. Oggi non credo sia più sostenibile. E se creare una compagnia tutta siciliana può rappresentare una inversione di tendenza visto l’ingente quantità di risorse utilizzate dal governo fino ad oggi, che ben venga”.
I poli aeroportuali, le infrastrutture strategiche, ma c’è anche il mercato. Ed è e evidente l’egemonia di Ryanair con i suoi voli low cost…“La politica aziendale di Ryanair è molto semplice e diretta. Se vuoi far atterrare i loro aerei, e quindi movimentare passeggeri, devi pagare. Gli aeroporti che hanno disponibilità economica e hanno bisogno di incrementare i loro numeri spesso decidono di fare questo investimento, con il rischio però di restare legati ad una unica compagnia che potrebbe anche cambiare idea in qualsiasi momento e fare scelte diverse appoggiandosi su altri scali”.
Anche Lampedusa deve fare i conti con la compagnia irlandese?
“A Lampedusa abbiamo scelto di fare una politica diversa, grazie anche all’appetibilità dell’isola, aprendo a diverse compagnie, con accordi commerciali su misura che non prevedono in alcun modo un esborso di denaro da parte dell’aeroporto. Anzi, è proprio il contrario”.
Lo scalo sarà interessato da un piano d’investimenti?
“La nuova aerostazione dell’aeroporto di Lampedusa è stata realizzata nel 2012. È una struttura moderna e molto funzionale che, a oggi, non ha bisogno di molte modifiche. Solo piccoli adeguamenti che sono già previsti nel piano triennale delle opere e che permetteranno allo scalo di affrontare più agevolmente il non lontano traguardo prefissato dei 400 mila passeggeri l’anno. Lo scorso anno ne sono transitati circa 320 mila, con sei diverse compagnie che hanno scelto Lampedusa come scalo stagionale. Quest’anno abbiamo incrementato il numero di compagnie, con una previsione di aumento dei passeggeri del 5%. Un ottimo risultato se pensiamo al contesto ed anche alle capacità ricettive dell’isola. Sempre in crescita”.
Lampedusa è terra di contraddizioni, fra turisti e immigrati. È una contraddizione che si sente frequentando il territorio?
“È una contraddizione ma di quelle che fa riflettere tanto. In positivo, in entrambi i casi. Da un lato l’economia turistica fatta da tanti imprenditori che investono e rischiano continuamente, puntando sulla bellezza dell’isola e su una accoglienza quasi familiare del turista. La stessa sensibilità che i lampedusani hanno avuto e continuano ad avere verso i poveri migranti che arrivano stremati sull’isola. Oggi sono praticamente invisibili grazie ad un sistema di prima accoglienza ormai rodato, tranne per chi, come accaduto a me, li vede materialmente arrivare rendendosi conto delle sofferenze vissute. Lampedusa è davvero la Porta d’Europa in tutti sensi. Un sogno per i turisti. Un sogno di libertà per tanti esseri umani”.
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