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Arrestati gli assenteisti ma non i dirigenti

Arrestati gli assenteisti ma non i dirigenti

Arrestati gli assenteisti ma non i dirigenti

La svolta delle Procure di questi ultimi tempi, basata su indagini precise e documentate di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, consiste nel mettere agli arresti, seppur domiciliari, i “furbetti del cartellino”.
Un fenomeno dilagante perché continuando a mancare i controlli, i cattivi esempi vengono emulati sempre di più, tanto a chi viola il rapporto di lavoro non succede nulla, cioè qualche denuncia che poi non ha alcun effetto pratico. Con gli arresti domiciliari la suonata è cambiata, non solo nei confronti di questi dipendenti pubblici che tradiscono il loro impegno d’onore con il loro datore di lavoro pubblico, ma anche perché tutto ciò costituisce un forte deterrente nei confronti di tutti gli altri che capiscono la novità.
Questi episodi si sono verificati in tutte le parti d’Italia, da Nord a Sud, il che dimostra che una parte dei dipendenti pubblici non è fedele al proprio impegno, tradisce la fiducia dei cittadini e genera quella inefficienza mista a corruzione che danneggia tutto il Paese.

In questo quadro, sorprende fortemente come i dirigenti responsabili di tali “furbetti” non siano stati messi in galera. Probabilmente, perché la “culpa in vigilando” non costituisce reato ma solo illecito civile o amministrativo.
In ogni caso, è incomprensibile e inconcepibile che vi siano dirigenti così ottusi da non sapere che pezzi dei propri dipendenti non vanno a lavorare. Forse essi stessi hanno coperto i comportamenti delittuosi perché anche loro non erano ligi al proprio dovere.
Si tratta di gentaglia che getta discredito su tutti i pubblici dipendenti, mentre una gran parte di essi, come gran parte dei dirigenti, è formata da persone perbene, oneste e capaci, ma che hanno tuttavia una colpa: non denunciare al proprio datore di lavoro e alla magistratura i loro colleghi che li infangano. Accettare di essere coperti di melma, pur essendo persone perbene, non è un comportamento da cittadini perbene.
La grave crisi che ha colpito il nostro Paese e l’enorme difficoltà per risalire la corrente non consentono più a nessun cittadino perbene di girare la testa dall’altra parte, facendo finta di non vedere.

Il legislatore dovrebbe inserire il reato penale relativo alla “culpa in vigilando”. Sarebbe un ulteriore modo utile a responsabilizzare chi dirige. E' proprio l’assenza dell’accertamento delle responsabilità penali che consente a tanti dirigenti di non fare il proprio dovere.
Si dirà, però, che comunque essi hanno gli obblighi contrattuali secondo i quali dovrebbero far funzionare i dipartimenti o i settori, le aree o i servizi loro affidati. Siccome, però, il loro datore di lavoro è debole e fragile, codesti doveri non vengono per nulla osservati, con la consueguenza che non importa se un settore funziona o non funziona, produce o non produce, non importa neanche la qualità degli stessi servizi.
Da più parti si rileva come la pubblica amministrazione oggi sia la zavorra del Paese. Da altre parti, si fa presente che invece essa dovrebbe essere la locomotiva del Paese. Ciò perché qualunque iniziativa, qualunque legge, qualunque volontà politica, se non messa in atto diligentemente e professionalmente dalla Pubblica amministrazione, si inceppa e non produce alcun effetto. 

Infatti, le iniziative governative, le leggi del Parlamento in materia di sviluppo e di lotta alla disoccupazione hanno una lentezza non presente in quasi nessun Paese avanzato, con un danneggiamento sia all’economia che al vivere sociale che non ha eguali in Germania, Svezia, Regno Unito o Usa.
Da una legge delega ai decreti attuativi passano anni. Dall’applicazione dei decreti attuativi ai risultati passano anni e in tutto questo tempo il tessuto sociale si disgrega, il malcontento aumenta, il disgusto per i politicanti non ha più limiti. Cosicché impera il popululismo, dilagano i social alimentati da movimenti che hanno l’interesse al mantenimento del disordine perché vivono sulla protesta, incapaci di diventare protagonisti della proposta.
Si dice che dalla buona politica discenda la buona burocrazia e il buon andamento della Cosa pubblica. Non controllare e inquadrare la pubblica amministrazione è un modo, forse voluto, perché la politica non possa esplicare i propri effetti benefici.

Carlo Alberto Tregua

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