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Comuni etnei sommersi di cenere, urge attrezzarsi per il riciclo

Comuni etnei sommersi di cenere, urge attrezzarsi per il riciclo

Comuni etnei sommersi di cenere, urge attrezzarsi per il riciclo

CATANIA - L’Etna non dà tregua. Dal mese di febbraio di quest’anno, sono stati oltre 40 i parossismi che stanno mettendo letteralmente in ginocchio Catania e la sua provincia che, sempre più frequentemente, vengono sommerse dalla cenere lavica. Un problema che si è presentato anche ieri mattina, quando la città si è svegliata sotto una coltre nera che ha tra l’altro costretto l’aeroporto a qualche ora di chiusura per poter ripulire la pista.

Un’emergenza nell’emergenza, dal momento che la presenza della sabbia vulcanica sulle strade comporta rischi notevoli per gli automobilisti, tanto da spingere il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, a invitare immediatamente alla prudenza, evitando di utilizzare i mezzi due ruote e, soprattutto, a mantenere le mascherine anche all’esterno nonostante la zona bianca, proprio per evitare di respirare le polveri vulcaniche. “Il Comune di Catania - ha precisato il sindaco - ha attivato le azioni operative previste dal piano di protezione civile, con presidio e monitoraggio a tutela della sicurezza dei cittadini”.

Anche gli altri primi cittadini sono da tempo alle prese con questo enorme problema: in particolare quelli dell’area ionica, spesso colpita duramente. “Abbiamo necessità di un supporto per affrontare un’emergenza che si sta verificando periodicamente - ha affermato nei giorni scorsi il sindaco di Giarre, Angelo D’Anna -. Chiediamo alle autorità regionali e nazionali di prendere consapevolezza del problema”, ha continuato il primo cittadino dicendosi pronto, insieme agli altri sindaci del territorio, a manifestare disagio e assumere tutte le iniziative del caso.

Anche il presidente Musumeci ha deciso di prendere il toro per le corna. Nel corso di una conferenza stampa, la settimana scorsa, il presidente della Regione ha infatti annunciato la volontà di riunire l’Unità di crisi nazionale in Sicilia, proprio per fare il punto sulle emissioni della cenere vulcanica dell’Etna. “Noi abbiamo la necessità di garantirne la rimozione nel più breve tempo possibile e di intervenire anche sui privati - ha detto. E quando dico noi intendo lo Stato. Ecco perché – ha continuato il governatore – a Roma chiederemo una norma nazionale per finanziare l’attività di intervento di sostegno a Enti Locali, privati e imprese. E lo stesso chiederemo al Parlamento regionale siciliano. Crediamo di potere mettere assieme altre risorse per creare un fondo con contratto aperto a cui i Comuni potranno accedere senza bisogno di allungare le procedure”.

La cenere vulcanica, comunque, non rappresenta soltanto un problema: l’Università di Catania, grazie a un progetto, è riuscita infatti a studiarne i possibili diversi impieghi nell’edilizia, nelle pavimentazioni stradali, compresi i sistemi per ridurre l’inquinamento ambientale. Il progetto si chiama Reucet, Recupero e utilizzo della cenere vulcanica etnea, ed è stato condotto da un team di studiosi dell’ateneo, e finanziato dal ministero dell’Ambiente. Secondo il responsabile, il professor Paolo Roccaro “l’uso delle ceneri vulcaniche in sostituzione di materiali naturali, consentirebbe il duplice vantaggio ambientale di ridurre il consumo di risorse naturali ed evitare lo smaltimento della cenere come rifiuto speciale promuovendo quindi un’economia circolare”.
Limite velocità a 30 km/orari
CATANIA - Per fronteggiare lo stato di disagio e pericolosità per la copiosa ricaduta di materiale piroclastico dell’Etna sulla città e tutelare la pubblica incolumità, il sindaco Pogliese ha emanato un’ordinanza fissando, per le prossime 48 ore, il limite di velocità in 30 Km/orari per la circolazione di cicli e motocicli in tutte le strade del territorio comunale. Dalla notte scorsa una decina di spazzatrici e numerosi operatori della nettezza urbana, stanno provvedendo con mezzi meccanici alla pulizia delle strade cittadine dalla sabbia vulcanica con servizi straordinari, provvedendo alla raccolta e allo smaltimento della cenere nei termini consentiti dalla legge.

L’ordinanza del primo cittadino impone anche alla Direzione Manutenzione e Servizi Tecnici di provvedere alla pulizia dei tombini e delle caditoie intasate dalla cenere. Adeguata segnaletica per pericolo cenere vulcanica nelle direttrici Nord, Sud ed Ovest, è in fase di sistemazione nelle grandi arterie di ingresso in città; ai cittadini, inoltre, viene fatto obbligo di depositare la sabbia vulcanica, eliminata dagli spazi privati, in contenitori di piccole dimensioni, in prossimità dei cassonetti utilizzati normalmente per il conferimento dei rifiuti e nella zona della differenziata di utilizzare appositi contenitori da depositare separatamente nel giorno stabilito per la raccolta del vetro.
La “neve nera”, una risorsa ma anche un rischio per la salute
CATANIA - La Sicilia Orientale è dominata da un gigante che ha un’altezza di 3330 m, un diametro di oltre 40 chilometri e occupa una superficie di 1265 km². La regione etnea, delimitata dal corso dell’Alcantara e da quello del Simeto, ha un perimetro di 212 km e una superficie di 1570 km². L’Etna, a malapena, sopporta la presenza dell’uomo che ha colonizzato le sue falde e che, avendo trovato terreni particolarmente fertili e un clima mite, l’ha scelto come sua dimora.

Il vulcano periodicamente fa sentire la sua presenza in vario modo: scosse telluriche, fontane di lava, eruzioni che arrivano a lambire i tanti paesi che si trovano nelle sue prossimità; sbuffi sempre più frequenti di cenere vulcanica che a seconda della direzione e della forza del vento copre piante, abitazioni, strade, piazze, con relativi danni alla vegetazione e alle cose e che spesso raggiunge la Grecia o la Libia.

Noi siamo abituati a rimuovere questa polvere e con spese non indifferenti e i nostri enti locali provvedono a smaltirla. In base alla vecchia legge, dal momento in cui tocca il suolo pubblico va trattata come rifiuto speciale, con altissimi costi per la pulizia e lo smaltimento in discarica. Costi insostenibili per gli asfittici bilanci dei Comuni; infatti i sindaci da tempo chiedono una soluzione per la gestione dell’emergenza.

Adesso la cenere dell’Etna e in generale tutta la cenere vulcanica non verrà più trattata come rifiuto speciale e diventa, anche per la burocrazia, una risorsa da riutilizzare per nuovi cicli produttivi, così come prevede una modifica della normativa inserita nel D.l Semplificazione. Lo smaltimento della cenere vulcanica come rifiuto speciale è un provvedimento oneroso per le amministrazioni comunali e per i cittadini. Lo smaltimento in discarica infatti costerebbe circa 120€ a tonnellata. Come alternativa ci sarebbero gli impianti di recupero inerti, al costo di 12€ a tonnellata. Se si considera che a metà marzo, durante i parossismi vulcanici susseguitesi tra febbraio e marzo, la Dusty ha raccolto oltre 250 tonnellate di cenere, i conti sono presto fatti.

Forse l’abitudine alla sua presenza e il ripetersi delle sbuffate ci fa trascurare un aspetto piuttosto pericoloso della presenza e del contatto quotidiano con questo borotalco nero e gli effetti che questo ha sulla salute. Effetti subdoli, acuti e cronici, diretti e indiretti che colpiscono la popolazione esposta ad un contatto continuo, ventiquattro ore su ventiquattro, con diverse sostanze immesse nell’aria che respiriamo, sciolte nell’acqua che beviamo e nel cibo che mangiamo.

Le particelle solide di origine vulcanica sono costituite dai cosiddetti PM10 e PM2.5; sigle ben note in quanto definiscono dimensioni di particolato aeriforme considerate dannose per la salute umana secondo il D. Lgs. 155/2010. Gli studiosi hanno analizzato queste particelle e i risultati hanno mostrato la presenza di ossidi di ferro e titanio, solfati, cloruri e fluoruri e frammenti di vetro vulcanico. L’irritazione degli occhi diventa un problema per la salute poiché i granelli di sabbia e roccia rilasciati nell’aria possono provocare graffi molto dolorosi sull’occhio e congiuntivite. Le persone che indossano lenti a contatto dovrebbero essere quelle più consapevoli di questi pericoli e fare a meno di esse per evitare abrasioni corneali.

Norman Edelman, consulente scientifico dell’American Lung Association, ha spiegato: “La cenere vulcanica è pericolosa perché è sia inquinante che acida, proprio come nelle piogge acide e nell’inquinamento. Provoca sintomi come mancanza di respiro, dolore al torace, tosse, ecc. e aggrava problemi preesistenti ai polmoni, come l’asma”.

La valutazione del rischio sanitario legato all’esposizione diretta e prolungata a ceneri vulcaniche è controversa. È documentata la relazione tra mortalità generale e inquinamento da polveri sottili. Tuttavia, gli studi effettuati si riferiscono all’inquinamento urbano. Da un’indagine effettuata su 3 Paesi europei (Austria, Francia, Svizzera) risulta che il 6% della mortalità totale è attribuibile all’inquinamento atmosferico. Altri studi hanno rilevato evidenze di un’associazione tra mortalità generale, rischio di malattie cardiovascolari e concentrazione atmosferica di particolato fine. L’azione delle ceneri si limiti ad una reversibile ipersecrezione di muco che decresce rapidamente con il venire meno all’esposizione. La tossicità è legata più alla distribuzione delle dimensioni delle particelle che a differenze nel contenuto di minerali. Un’ingente caduta di cenere vulcanica ha rilevato solo un leggero incremento di incidenza di sintomatologie respiratorie attribuibile all’esposizione di ceneri vulcaniche.

Uno studio compiuto sulla popolazione infantile residente nelle aree intorno al vulcano, comparata con un gruppo di controllo, mirata ad individuare la proporzione di soggetti con sintomatologia asmatica, non ha rivelato differenze significative che possano indicare l’esposizione alla cenere come fattore di rischio: le ceneri acide possono abbassare il pH delle acque, fino a livelli tali da uccidere la fauna ittica. Sostanze radioattive possono essere presenti nelle ceneri. I gas sono solitamente troppo diluiti per causare severi danni alla popolazione.

La potenzialità tossica delle ceneri vulcaniche può variare anche in funzione della distribuzione delle dimensioni delle particelle. Esperimenti condotti hanno evidenziato che maggiore è la componente fine delle ceneri (inferiore a 10 micron), maggiore è l’effetto citotossico. Esiste il rischio teorico che persone esposte ripetutamente all’inalazione di ceneri vulcaniche possano sviluppare sintomi di silicosi. E’ stato stimato che un’esposizione a circa 0,5 mg/m3 nelle 24 ore potrebbe portare a gravi casi di silicosi in due o tre anni. L’esposizione a concentrazioni più basse porterebbe alle stesse conseguenze con un’esposizione di 8-10 anni.

Molti degli studi finora effettuati nel nostro territorio (ad es.: Nicoletti et al., 2013; Boumediene et al., 2019) hanno avuto origine dal fatto che soprattutto negli ultimi 20 anni si è riscontrato un lieve ma significativo aumento di alcune patologie neurodegenerative e tumorali proprio nell’area dell’Etna, con incidenze statisticamente superiori rispetto al resto della Sicilia e dell’Italia (anche se parliamo di pochissimi casi in numeri assoluti). In particolare, si è osservata una maggiore incidenza di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e la sclerosi multipla (SM), nonché di tumori alla tiroide, tumori dei polmoni e tumori ematologici. Le ricerche finora condotte hanno dimostrato una correlazione spazio-temporale tra zone a maggiore incidenza delle malattie sopra citate (chiamate clusters) e loro ubicazione sul vulcano, essendo questi clusters localizzati soprattutto sul suo fianco sud-orientale (cioè quello esposto sottovento rispetto ai crateri sommitali e alle loro nubi eruttive).

Per quanto sopra è necessario che le popolazioni e le autorità che vivono in prossimità del vulcano comincino a sviluppare una serie di comportamenti e atteggiamenti atti alla prevenzione del danno alla salute dovuto a queste polveri. È fondamentale indossare vestiti, mascherine chirurgiche, che tanto odiamo ma che tanto ci hanno difeso dal covid 19, occhiali protettivi per far sì che il contatto con il corpo sia ridotto al minimo. La cenere vulcanica, infatti, può provocare l’irritazione della pelle, delle congiuntive e delle mucose soprattutto se la cenere è acida. Mantenere tutte le porte e le finestre chiuse, se possibile. La qualità dell’aria, la visibilità e le condizioni di guida potrebbero essere notevolmente alterate subito dopo la caduta di cenere. Quindi, se è proprio indispensabile mettersi alla guida, la raccomandazione principale è quella di mantenere una grande distanza di sicurezza dagli altri veicoli.

È necessario intervenire con la rimozione delle ceneri in tempi brevi e usando con estrema cautela le soffianti e i vari mezzi, affidandoli a personale che dovrebbe essere preparato per queste attività, con corsi di specializzazione. Inoltre i mezzi dovrebbero essere in grado non di sollevare la polvere ma aspirarla, evitando di rimetterla in circolo. I nostri paesi dovrebbero essere dotati di mezzi per il lavaggio periodico delle strade. E’evidente che quello della cenere vulcanica è un problema serio che va affrontato con una concreta attività di prevenzione e non sottovalutando l’incremento di patologie acute e croniche nella popolazione.

Ninni Cuspilici

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