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Coronavirus, laboratori in difficoltà per analisi tamponi

Coronavirus, laboratori in difficoltà per analisi tamponi

Coronavirus, laboratori in difficoltà per analisi tamponi

Cominciano a essere in difficoltà i laboratori italiani specializzati nell'analisi dei tamponi: se per tutto luglio e fino a ferragosto eseguivano meno di 50.000 analisi di tamponi al giorno per la ricerca del virus, la media è salita a 70.000 al giorno, con punte di 90.000. In quest'ottica i nuovi test rapidi in arrivo potrebbero portare un sollievo, ma anche essere fonte di ulteriori problemi. "Siamo overbooking, sotto pressione, e dobbiamo dire no a molte richieste", ha detto all'ANSA il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. "E' la situazione che stiamo riscontrando al Nord, ma che probabilmente è vera per tutti i laboratori italiani, pubblici e privati, che fanno capo alle unità di crisi regionali", ha aggiunto. Il numero di analisi eseguite aumenta, "ma non raggiungiamo i valori che vorremmo raggiungere", ha rilevato il virologo riferendosi ai circa 400.000 tamponi al giorno che alcuni esperti hanno indicato come necessari per ottenere una buona tracciabilità dei casi. "In sostanza - ha proseguito - siamo a un quarto della produzione che dovremmo raggiungere". La difficoltà non sembra essere solo del nostro Paese: altri laboratori europei la stanno affrontando, a partire da quelli francesi, sui quali la pressione del lavoro è diventata enorme a causa del progressivo aumento dei casi. Guardando al futuro e a un eventuale progressivo aumento dei casi in Italia, ci cercano fin da ora le contromisure. La prima è stata attivare diversi protocolli di analisi per i tamponi, tutti riconosciuti dal ministero della Salute. "In marzo era disponibile un unico kit, ma ora - osserva Broccolo - è possibile utilizzarne decine, sia per estrarre il virus sia per amplificarlo. La capacità di fuoco sta aumentando, anche se non riesce a stare al passo con la richiesta". Una seconda possibile contromisura riguarda i nuovi test rapidi, come quelli basati sulla ricerca delle particelle del virus nella saliva. Recentemente una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che nella saliva sono presenti particelle virali in quantità confrontabili a quelle presenti nel materiale prelevato con i tamponi naso-faringei. E' una strada interessante, ma il problema è attualmente l'affidabilità. "Sono test rapidi che cercano l'antigene anziché l'anticorpo e sono fatti come test gravidanza", ha spiegato Broccolo. "Ce ne sono diversi, ma finora tutti hanno dimostrato una sensibilità bassa perché non rilevano virus al di sotto di 10 milioni di copie, ossia tante quante sono necessarie a identificare chi è ricoverato in terapia intensiva o è un super diffusore asintomatico, mentre il limite dovrebbe essere di 100.000 copie". Al momento nessuno di questi test è stato approvato dalle autorità sanitarie, ma è stato dato solo il via libera all'iter per la validazione. "Qualora venissero approvati - conclude l'esperto - sarà importante non venderli nelle farmacie per non compromettere la tracciabilità dei casi".

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