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Giornata mondiale del cancro al polmone, “Senza fumo sarebbe una malattia rara”

Giornata mondiale del cancro al polmone, “Senza fumo sarebbe una malattia rara”

Giornata mondiale del cancro al polmone, “Senza fumo sarebbe una malattia rara”

MESSINA - “Bisogna investire molto di più sulla prevenzione. Intanto attuando delle misure restrittive volte a limitare il consumo di tabacco, affiancando tali misure con campagne di sensibilizzazione e programmi di disassuefazione rivolti soprattutto ai più giovani, per far comprendere i danni del tabacco.

I costi per curare i danni creati dal fumo sono enormi

I costi che il Sistema Sanitario Nazionale deve sostenere per curare i danni creati dal fumo sono enormi rispetto alla possibilità di effettuare delle diagnosi precoci attraverso una semplice TC al torace, dal costo di poche centinaia di euro, che potrebbe svelare la presenza di diverse patologie, come ad esempio il tumore al polmone” - così esordisce il Prof. Massimiliano Berretta, oncologo medico presso il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale del Policlinico “G. Martino” dell’Università di Messina, intervistato in esclusiva per il QdS.

Il Prof. Massimiliano Berretta, oncologo medico presso il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale del Policlinico “G. Martino” dell’Università di Messina

L’1 agosto si è celebrata la Giornata mondiale del tumore al polmone, istituita dal 2012 per sensibilizzare la popolazione alla conoscenza sia dei fattori di rischio che dei benefici di un trattamento precoce. Le stime italiane relative all’anno 2020 riportano oltre 40mila nuove diagnosi di tumore al polmone, il sesso maschile è il più colpito. Si tratta della seconda neoplasia più frequente dopo il tumore alla prostata e, in tutti i Paesi industrializzati, rappresenta la prima causa di morte nell’uomo e la seconda nelle donne.

Senza il fumo il tumore al polmone malattia rara

“Il primo fattore di rischio del tumore al polmone è il fumo di sigaretta. Se non si fumasse più, il tumore al polmone diventerebbe una malattia rara - ha stigmatizzato Berretta -. Le sostanze nocive contenute nel fumo danneggiano le cellule dei polmoni: fumare sigarette può causare un tumore. Maggiore è l’esposizione al fumo, maggiore è il rischio di ammalarsi. In ambito oncologico il rischio di sviluppare un tumore al polmone è 25 volte superiore nei soggetti che fumano rispetto ai non fumatori. Anche il fumo passivo rappresenta un rischio per il tumore al polmone. Diversi studi dimostrano che solo nel 10% dei casi il tumore del polmone insorge in non fumatori”.

“Interessante notare che il rischio dipende dal numero di sigarette fumate quotidianamente e dalla durata negli anni - ha aggiunto il medico -. In un soggetto che fuma 20 sigarette al giorno il rischio è 20 volte superiore rispetto a un non fumatore. Il fumo, sia attivo che passivo, è stato riconosciuto cancerogeno per l’uomo dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) nel 2002 ed inserito nel Gruppo 1 (sostanze riconosciute cancerogene per l’uomo). Tra le sostanze nocive contenute nel fumo di tabacco è inclusa la nicotina, che provoca tolleranza e dipendenza”.

Attribuibili al fumo oltre 93.000 morti

“L’Italia, grazie alla legge Sirchia che stabiliva per la prima volta il divieto di fumo nei luoghi pubblici - ha spiegato Berretta -, è stata una delle prime nazioni in Europa ad adottare questo provvedimento, approvato il 16 gennaio 2003, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale 4 giorni dopo. Purtroppo, il consumo di prodotti del tabacco è tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile nel Belpaese. Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro. Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui”.

La Sicilia è la terza regione in Italia per numero di tabagisti, dopo Umbria e Lazio. Nell’isola, infatti, il 27,4% dei cittadini fuma. Ogni anno, in Sicilia, si registrano più di 3.000 nuovi casi di tumore del polmone (2.100 uomini e 950 donne). Nel siracusano si registrano molti casi nell’area del Sin di Priolo (costituito dai 4 comuni di Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa) e l’area ad elevato rischio di crisi ambientale (SIN e i 2 comuni di Floridia e Solarino). Si tratta di un polo industriale di rilevanti dimensioni, costituito da grandi insediamenti produttivi, prevalentemente raffinerie, stabilimenti petrolchimici e cementerei in cui, a partire dalla metà degli anni ottanta, le attività industriali si sono ridotte notevolmente determinando la necessità di bonifica del territorio contaminato da metalli pesanti, idrocarburi e diossine. Il tasso di incidenza standardizzato Tse, per gli uomini, nella provincia di Siracusa è pari a 63,2 mentre è pari a 64, nel Sin Priolo, a 64,9 nell’area a rischio, a 60,3 nella regione e a 69,3 in Italia. Eccessi di incidenza rispetto al riferimento provinciale si sono evidenziati nei comuni di Augusta, Avola, Canicattini Bagni, Lentini, Pachino, Palazzolo Acreide e Siracusa.

Quali sono i fattori di rischio oltre al fumo

Le ricerche hanno dimostrato che, oltre al fumo, tra i fattori di rischio per sviluppare un tumore al polmone possiamo annoverare: il radon, un gas radioattivo, invisibile, inodore e insapore. Si forma nel suolo e nelle rocce. In alcune zone si evidenziano tracce di radon all’interno delle abitazioni. Il radon danneggia le cellule dei polmoni e chi è esposto a questa sostanza corre un maggior rischio di ammalarsi di tumore al polmone. In determinate professioni (ad esempio nel campo delle costruzioni e nella chimica) il rischio di ammalarsi di tumore al polmone è maggiore. L’esposizione all’amianto (ormai bandito), all’arsenico, al cromo, al nickel, alla fuliggine, al catrame e ad altre sostanze può causare il tumore al polmone. Il rischio di ammalarsi di tumore è direttamente proporzionale al periodo di esposizione. Anche l’inquinamento dell’aria, soprattutto nelle grandi città, può aumentare leggermente il rischio di ammalarsi di tumore al polmone.

“In Inghilterra è stato condotto il primo studio al mondo, denominato, National Lung Screening Trial - ha precisato l’esperto -, che dimostrò l’importanza della diagnosi precoce. Nei soggetti a rischio tra i 55 e 74 anni, fumatori o ex fumatori entro i 15 anni dalla data dell’arruolamento nello studio, veniva proposta una TC del torace, “low dose” annuale, senza mezzo di contrasto e che era in grado di evidenziare lesioni tumorali iniziali e tutto ciò si traduceva in una diagnosi precoce, un tempestivo approccio terapeutico in grado di ridurre la mortalità nel 20% dei casi rispetto ai soggetti che facevano una semplice radiografia del torace”.

Il tumore al polmone si divide in 2 grandi categorie

Il tumore al polmone si divide in 2 grandi categorie: il cosiddetto “carcinoma non a piccole cellule” (non-small-cell lung cancer, NSCLC) che è un tipo di tumore polmonare maligno che si differenzia dal tumore polmonare a piccole cellule (small-cell lung cancer, SCLC) non solo per l’aspetto istologico ma anche per l’approccio terapeutico e la prognosi. Possiamo comunque affermare che in entrambi i casi la diagnostica sempre più accurata e la possibilità di cure sempre più mirate ed efficaci ci hanno permesso di raggiungere traguardi clinico-terapeutici importanti.

“Negli anni passati, l’approccio terapeutico si basava esclusivamente su trattamenti chemioterapici e radioterapici in primis e solo in rari e selezionati casi con trattamenti chirurgici - ha rivelato Berretta -. Da circa 15 anni a questa parte, grazie alle indagini tissutali di biologia molecolare che ci forniscono delle informazioni prognostiche fondamentali e predittive di risposta alle cure, riusciamo ad agire in modo sempre più preciso ed efficace. Queste terapie per il loro meccanismo d’azione e la loro precisione nel colpire il tumore vengono definite “target therapy” queste terapie utilizzano farmaci a bersaglio molecolare (farmaci biologici o intelligenti), che a grazie ad un recettore presente sul tumore sono in grado di riconoscerlo e colpirlo efficacemente. Purtroppo non tutti i tumori polmonari esprimono questi recettori. Altra opzione terapeutica innovativa e molto efficace è la cosiddetta immuno-oncologia, grazie alla quale il tumore del polmone fa sempre meno paura. In alcuni stadi di malattia come lo stadio localmente avanzato o metastatico, questo approccio può aumentare la percentuale di pazienti liberi da malattia e in molti casi è in grado di cronicizzarla. L’immunoterapia, agendo sul sistema immunitario è in grado di “svegliarlo” dal torpore indotto dallo stesso tumore”.

“Grazie a tutte queste nuove conoscenze, l’avvento di nuovi farmaci ed approcci sempre più mirati riusciamo ad ottenere risultati sempre più incoraggianti in termini di sopravvivenza, garantendo allo stesso tempo anche una buona qualità di vita, aspetto importantissimo soprattutto negli stadi avanzati. La via maestra resta sempre quella della prevenzione primaria: no fumo”, ha concluso Massimiliano Berretta.

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