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Gregoretti, Catania non ci sta a essere la Pontida del Meridione

Gregoretti, Catania non ci sta a essere la Pontida del Meridione

Gregoretti, Catania non ci sta a essere la Pontida del Meridione

La Lega Nord per l'indipendenza della Padania, così come la destra, si stringono a Matteo Salvini nella giornata dell'udienza preliminare sul caso Gregoretti. Ma la cosiddetta Pontida siciliana, a detta degli osservatori, non è riuscita. Troppo brusco il salto del Carroccio da Forza Etna a "Catania capitale europea della libertà". Di Salvini naturalmente. E poi le polemiche e gli sfottò sul "turismo processuale", come lo ha definito la segreteria catanese del Pd, e le contromanifestazioni di "Mai con Salvini" e di altri partiti come i dem, che, senza bandiere e simboli, si sono dati appuntamento, in una città blindata, per stamattina in piazza Trento. Ieri intanto, sotto il gigantesco palco del piazzale del porto, quella platea che i leader della destra immaginavano colmo di una folla oceanica, è rimasto mezzo vuoto. Sulle poltrone... gli altri relatori Sulle poltrone, a seguire gli interventi degli esponenti politici, c'erano soprattutto gli altri relatori. Le bandiere in cui campeggia la scritta "Processate anche me" e quei tricolore un tempo bruciati dai padani, garrivano tristemente. La colpa all'emergenza covid Ufficialmente è stata l'emergenza covid a imporre numeri ristretti per evitare assembramenti, ma, di fatto, ad ascoltare Salvini, intervistato da Maria Giovanna Maglie, c'erano tanti politici del centrodestra, ma pochi Catanesi. Le agenzie di stampa hanno diffuso i numeri delle presenze di chi è giunto da fuori, come cento parlamentari nazionali e una ventina di europarlamentari. Poi c'erano amministratori regionali e locali, e qualche attivista giunto da Milano con i voli low cost promossi dalla Lega Nord. Di certo oggi Salvini si gioca tanto: l'ex ministro dell'Interno, che avrebbe chiesto agli italiani "pieni poteri" il nove agosto del 2019, rischia di essere rinviato a giudizio per sequestro di persona nei confronti dei 131 migranti che, prima di poter sbarcare il 31 luglio 2019, rimasero diversi giorni - da sei effettivi ai tre considerati dalla Procura - sul pattugliatore della Marina militare italiana Gregoretti. Sequestro di persona fino a quindici anni Il reato di sequestro prevede condanne fino a un massimo di quindici anni. E poi c'è l'abuso d'ufficio, che secondo alcuni giuristi potrebbe essere l'unica accusa per la quale il capo della Lega Nord verrà rinviato a giudizio dal Gup di Catania Nunzio Sarpietro. Sarà quest'ultimo, infatti, a dover decidere se prosciogliere o meno per i fatti che la Procura etnea aveva chiesto di archiviare ma che il Tribunale dei ministri ha invece sostenuto, ottenendo dal Senato l'autorizzazione a procedere il dodici febbraio scorso. Ma rispetto all'ipotesi di chiedere il giudizio abbreviato, ieri Salvini, nel consueto diluvio di dichiarazioni, ha negato categoricamente, convinto che "Non ci sarà proprio un processo". Intervistato dalla Maglie, sul palco, ha continuato a riproporre tutte le dichiarazioni lanciate quotidianamente negli ultimi due mesi attraverso "La Bestia", la sua macchina social della propaganda. A cominciare da quello che è stato definito dai giornali "il mantra della tranquillità". Il mantra della tranquillità "Stanotte dormirò sereno - ha detto ieri sul palco -, c'è qui la mia compagna. Il rosario ce l'ho in tasca, ma lo tengo per me". Poi si lascia scappare che "questo tre ottobre me lo ricorderò comunque vada". Come probabilmente ricorderà anche quell'undici agosto dello scorso anno quando, da ministro dell'Interno in carica, venne cacciato da Catania (e da Siracusa) da salve di fischi e cori in cui lo si definiva un buffone. Il suo copione comunque, ieri Salvini lo ha recitato tutto, fino al "Sarei preoccupato se avessi la coscienza sporca, ma ho fatto solo il mio dovere". Per singolare coincidenza, in questo stesso giorno, il tre ottobre, Lampedusa ricorderà le 368 persone affondate nel Mediterraneo nel più tragico naufragio del 2013. Un brutto precedente Salvini, nell'intervista sul palco, non ha mancato di ripetere che la sua vicenda potrebbe essere un brutto precedente. "Non so - ha ribadito anche ieri - se è la prima volta che in Europa che un ex ministro è processo non per reati economici, ma per un'azione di governo". E ha invocato "una riflessione sul confine tra l'azione del governo e quella della magistratura: domani potrebbe andare a processo il ministro della Scuola, dei Trasporti o del Lavoro". E non ha mancato di rievocare anche il "tradimento" degli ex alleati del M5s che un anno prima, per il caso simile della nave Diciotti, lo salvarono in Senato negando l'autorizzazione a procedere. "Gli altri cambiano idea nel nome della poltrona? Peggio per loro", ha detto. Nessun intervento per Meloni e Tajani La destra, invece, si è stretta a Salvini. "E' un nostro solido alleato - ha detto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni parlando ieri ad Agrigento per le elezioni Amministrative -, ma ci siamo anche e soprattutto per difendere un principio sacrosanto: un ministro che fa quello che la maggioranza degli italiani gli ha chiesto di fare, non può essere processato per questo". E' però apparsa come una presa di distanza la comunicazione che la stessa Meloni e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani non faranno alcun intervento dal palco al porto, dove stamattina è prevista una maratona oratoria prima e dopo l'udienza. Il presidio di "Mai con Salvini" Forse per questo ieri, dal palco, il capo della Lega Nord non ha fatto alcun accenno agli alleati, preferendo parlare del presidio di "Mai con Salvini" organizzato da una serie di associazioni antirazziste riunitesi sotto quella sigla e al quale ha aderito anche il Pd. Rivolgendosi ai giornalisti ha detto: "Noi non abbiamo organizzato alcuna manifestazione davanti al Tribunale, mai mi sarei permesso di andare a occupare il libero e legittimo lavoro della magistratura e mi spiace che lì ci sia un partito che di democratico ha solo il nome e va in piazza augurando galere". Città blindata e polemiche Non avrebbe potuto comunque, la Lega Nord, organizzare manifestazioni davanti al Tribunale visto che la zona attorno al Palazzo di Giustizia è blindata e per l'operazione sono stati impegnati ben trecento uomini delle Forze dell'ordine. Tra le polemiche del M5s sui costi pubblici di quest'operazione che, ai più, continua ad apparire mediatica. Caffè pre-udienza Meloni-Salvini-Tajani E stamattina Matteo Salvini, Antonio Tajani e Giorgia Meloni si sono dati appuntamento per un caffè in un hotel sul lungomare poco prima dell'udienza preliminare. Ieri un incontro fra i tre era stato previsto in piazza Duomo, ma era stato annullato per non meglio precisati "motivi di sicurezza". Salvini in Tribunale Matteo Salvini è poi giunto, accompagnato dalla sua avvocato, Giulia Bongiorno, in Tribunale poco dopo le nove del mattino.

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