Stop al numero chiuso alle facoltà di Medicina. Questo è quanto nuovamente auspicato dall'assessore alla sanità del Lazio, Alessio D'Amato. "Se non si trovano medici significa che il sistema formativo non funziona e mortifica centinaia di giovani che non riescono ad accedere" tuona D'Amato che considera la situazione una conseguenza del numero chiuso. A sostenere la stessa tesi molti governatori quali Giovanni Toti (Liguria), Nello Musumeci (Sicilia), Luca Zaia (Veneto) e l'assessore alla Sanità in Umbria, Luca Coletto.
Al contrario il presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), Ferruccio Resta, considera che "non è un problema di numero chiuso ma serve il coraggio della pianificazione e delle priorità su cui investire".
A far chiarezza sul futuro del settore il Ministro dell'Università e della Ricerca, Cristina Messa. "Dall'anno accademico 2022-2023 ci sarà già un grande cambiamento per accedere alla facoltà di medicina: non più una sola data, ma un percorso che consenta ai ragazzi dalla IV superiore di prepararsi, autovalutarsi e poter tentare più volte nel corso dell'anno il test. Il numero chiuso è necessario, per mantenere alta la qualità, sia nel caso di una selezione all'ingresso sia nel caso di sbarramento al secondo anno di università, come accade in Francia".
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