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Messina Denaro, anche l’avvocato d’ufficio rifiuta di difenderlo

Messina Denaro, anche l’avvocato d’ufficio rifiuta di difenderlo

Messina Denaro, anche l’avvocato d’ufficio rifiuta di difenderlo

Matteo Messina Denaro continua ad incassare no dai legali che dovranno difenderlo nel processo per le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Dopo la rinuncia da parte di Lorenza Guttadauro, avvocato penalista, figlia di Rosalia Messina Denaro e nipote dello stesso boss di cosa nostra, che aveva rimesso il mandato [1] e detto no alla possibilità di difendere lo zio, la corte d'Assise di Caltanissetta aveva assegnato al 60enne di Castelvetrano un avvocato d'ufficio, Calogero Montante.

Anche l'avvocato Montante ha detto no a Messina Denaro

Anche l'avv.Montante, tuttavia, ha subito manifestato la sua contrarietà a difendere Messina Denaro, adducendo la giustificazione dell'incompatibilità: "Sono incompatibile con l’incarico – le sue parole in aula – sono stato difensore del falso pentito Vincenzo Scarantino nel processo per le stragi".

Un punto di vista che, però, non ha fatto centro nella Corte, la quale ha nuovamente confermato la sua designazione.

Per Calogero Montante, tuttavia, non se ne parla: non vuole difendere il boss.

Le minacce all'avvocato d'ufficio che ha detto no al boss

Il gesto, sicuramente coraggioso, di rifiutare la difesa di Messina Denaro sembrerebbe però aver provocato subito delle conseguenze poco piacevoli.

Lo studio legale dell'avv. Montante a Canicattì, in provincia di Agrigento, avrebbe ricevuto ieri, sabato 11 marzo, una chiamata anonima di minacce secondo quanto raccontato da "Repubblica": "Sono un amico di Matteo… Non vuoi difenderlo? Vuoi morire?".

Il legale ha provveduto a denunciare subito l’episodio alle forze dell’ordine, che hanno fatto scattare uno stretto cordone di vigilanza, su disposizione della prefettura di Agrigento. Dopo l'inquietante attacco subito Montante potrebbe di nuovo richiedere la rinuncia al mandato.

Nel frattempo, sono già partite le indagini per risalire all'autore della chiamata minatoria: stando alle prime ricostruzioni, l'uomo avrebbe in un primo momento chiamato allo studio legale di Montante a Caltanissetta, ma la telefonata sarebbe stata deviata all'utenza della seconda sede di Canicattì.

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