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Messina, truffa allo Stato, rubando fondi per aprire finto pastificio “bio”

Messina, truffa allo Stato, rubando fondi per aprire finto pastificio “bio”

Messina, truffa allo Stato, rubando fondi per aprire finto pastificio “bio”

Una maxi truffa ai danni dello Stato con un giro di fatture false per 21 milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Messina.

Le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari: per tre indagati sono scattati gli arresti domiciliari, mentre per altri otto l'interdizione dall'esercizio dell'attività di impresa, in qualsiasi forma, per la durata di un anno.

Sequestrato, inoltre, denaro contante per un valore di circa mezzo milione di euro.

Il provvedimento è stato emesso dal gip di Patti, Eugenio Aliquò, su richiesta della locale Procura.

I nomi degli indagati

Le indagini, delegate dal procuratore di Patti, Angelo Cavallo, e dal sostituto Alessandro Lia, hanno consentivano di individuare nei pattesi S.P.G., 50 anni, e L.C., 41 anni, e nel gioiosano I.G.R., 30 anni, tutti destinatari degli arresti domiciliari, "i membri del direttorio di un complesso gruppo criminale- spiegano le Fiamme gialle -, pur gli ultimi due in posizione subordinata ma ai vertici di una strutturata associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all'emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, fino alla frode fiscale".

Sfruttando anche rapporti parentali e amicali, sotto la direzione di S.P.G., già con precedenti per reati contro il patrimonio e attualmente in carcere per un cumulo pene (per il quale dovrà scontare sette anni di reclusione), a partire dal 2016 sono state costituite 10 società, di cui due amministrate di diritto da L.C. e I.G.R., e le rimanenti 8 dagli altri indagati destinatari del provvedimento di interdizione.

Le indagini della Finanza, ecco come avveniva la truffa allo Stato

le indagini degli specialisti economico-finanziari della Tenenza di Patti hanno evidenziato, a valledi complessi accertamenti contabili e riscontri sul campo, come i rapporti economici risultassero connotati da "evidenti profili di anomalia": opere edili mai realizzate, falsi preventivi di spesa, macchinari mai acquistati, "il tutto costruito per indurre in errore gli istituti di credito eroganti", dicono le Fiamme gialle. Solo sullacarta i quattro progetti d'investimento, per un importo totale pari a oltre un milione di euro, avrebbero dovuto essere destinati alla realizzazione di pasta bio di elevata qualità, prevedendo anche la ristrutturazione, poi rivelatasi fantasma, di un opificio industriale in provincia di Enna, prevedendo la digitalizzazione dell'azienda e l'introduzione di sofisticati e moderni macchinari, nella realtà mai acquistati dalla capofila.

Durante l'ispezione nel presunto stabilimento non è stata trovata alcuna pasta bio, di cui peraltro non risultava essere mai stata avviata la produzione, ma "un'imponente presenza di ratti, segno tangibile di un completo stato di abbandono".

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