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Migranti, il Mediterraneo torni mare di solidarietà

Migranti, il Mediterraneo torni mare di solidarietà

Migranti, il Mediterraneo torni mare di solidarietà

Si commemora oggi in Italia la Giornata Nazionale della Memoria e dell'Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il tre ottobre del 2013. Ma anche per ricordare tutti coloro i quali hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa. Quel drammatico naufragio provocò dolore e indignazione, e mobilitò una risposta di ricerca e soccorso in mare senza precedenti che nel corso degli anni si è però nettamente indebolita. Dalla gioia alla morte Le fiamme divamparono in un istante. Poi, il fuoco avvolse il ponte dell'imbarcazione su cui centinaia di migranti erano radunati per guardare avvicinarsi la costa di Lampedusa, la meta sognata del lungo viaggio in mare. Per segnalare la propria posizione a terra incendiarono una coperta, ma il rogo si propagò scatenando l'inferno e la più grave tragedia dell'immigrazione: centinaia di profughi si gettarono in mare e annegarono. 368 morti: donne, uomini, bambini. Soltanto in 155 si salvarono. In sette anni morte ventimila persone Dal tre ottobre 2013 hanno perso la vita nel Mediterraneo oltre ventimila persone. "Al di là della regolare presenza di Unhcr a Lampedusa - ha detto Chiara Cardoletti, rappresentante dell'Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino - essere qui per il tre ottobre è per noi un dovere civico e morale. Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita in mare per una carenza di mezzi di soccorso". "Non è sostenibile - ha aggiunto - che il soccorso in mare sia delegato al lavoro della Guardia Costiera italiana, a poche organizzazioni non governative e a mercantili che non sono attrezzati per il salvataggio e il trasporto di persone vulnerabili". "Come non è sostenibile - ha aggiunto, puntando l'indice contro l'Ue - che solo agli stati costieri sia lasciato l'onere esclusivo dell'accoglienza di chi arriva via mare. Occorre un piano comprensivo che coinvolga tutti gli Stati membri dell'Unione europea, dal salvataggio all'accoglienza". L'Unhcr, agenzia dell'Onu per i Rifugiati, e l'Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ribadiscono l'urgenza di "ripristinare un'operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e di istituire un meccanismo stabile e coordinato di sbarco e redistribuzione automatica dei richiedenti asilo negli Stati membri della Ue. "Il fenomeno delle morti nel Mediterraneo - ha dichiarato Laurence Hart, Direttore dell'Ufficio di Coordinamento dell'Oim per il Mediterraneo - continua a essere un'emergenza in termini umanitari che non può essere ignorata. Il tre ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vita umane debba sempre restare la priorità numero uno". "ln tal senso - ha aggiunto - ci auguriamo che il riferimento all'importanza delle attività di ricerca e soccorso in mare menzionato nel recente patto della Commissione europea su migrazione e asilo possa stimolare gli stati europei a impegnarsi in modo più coordinato ed efficace su questo aspetto così essenziale, che può essere affrontato solo attraverso una maggiore condivisione di responsabilità a livello europeo". Lampedusa ricorda la strage Le due organizzazioni delle Nazioni Unite partecipano alle iniziative di commemorazione a Lampedusa insieme a organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali e nazionali, sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del tre ottobre, rappresentanze di studenti e classi con didattica a distanza da tutta Italia per mostrare solidarietà con i rifugiati e i migranti, e ribadire ancora una volta che salvare le vite in mare e' un imperativo umanitario. Nonostante l'emergenza Covid, infatti, anche quest'anno il Comune di Lampedusa, con in testa il sindaco-pescatore Totò Martello, il Comitato tre ottobre, costituito dopo il naufragio, e diverse associazioni ricordano l'immane tragedia del Mediterraneo: workshop, tavole rotonde, tutto con presenze contingentate e nel rispetto delle norme di sicurezza. Delegazioni di studenti di venti scuole italiane e di diverse scuole provenienti da tutta Europa insieme ai superstiti e ai familiari delle vittime dei naufragi del Mediterraneo si sono ritrovati già da tempo a Lampedusa per discutere e ricordare che "Siamo tutti sulla stessa barca", tema dell'edizione 2020 della Giornata. Il programma è iniziato il trenta settembre con la visita al Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo e con l' inaugurazione della mostra fotografica "Frontiere". Nell'isola simbolo della frontiera, sei fotografi di fama internazionale hanno raccontato attraverso i loro scatti dieci Luoghi di Frontiera, in terra e mare. Dalla Turchia al Niger, dalla Libia a Calais, dal Golfo dell'Aden a Melilla fino all'erranza del popolo Rohingya, le immagini ripercorrono il viaggio di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga, nel mondo Il progetto del Comitato è finalizzato a rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei giovani sui temi delle migrazioni, dell'interdipendenza globale e dei diritti umani, dell'integrazione culturale e dell'accoglienza dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Ieri Martello ricevuto a Roma A Roma, invece, il presidente Roberto Fico ha ricevuto ieri a Montecitorio il sindaco delle Pelagie Totò Martello. Un incontro per discutere della gestione dei flussi migratori e della necessità di promuovere iniziative di pace nel Mediterraneo. Tra le iniziative organizzate c'è anche un video dal titolo "Il tre ottobre non è un giorno come tutti gli altri": immagini suggestive per ricordare la strage, voluto dal Comune di Lampedusa e Linosa, ente capofila del progetto europeo "Snapshots from the Borders". Una corona di fiori in mare Le manifestazioni si concludono oggi con la deposizione di una corona di fiori a largo dell'Isola dei Conigli, nel tratto di mare in cui, avvolto dalle fiamme, il barcone col suo carico di speranze e vita colò a picco. Per giorni i sommozzatori cercarono di recuperare i corpi delle vittime rimaste imprigionate nello scafo affondato. Indimenticabili le immagini dell'hangar della morte, il capannone dell'aeroporto di Lampedusa dove vennero deposte le salme.

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