Un Paese che si dibatte nell’incertezza di spinte in contrasto tra di loro, che si ritrova a oscillare tra la voglia di ripartire e un profondo senso di fragilità e incertezza, tra il timore di un incremento dei prezzi e la previsione di maggiori contrasti sociali e crescita di disuguaglianze. In questo scenario però lo spirito “evolutivo” e la spinta a “migliorarsi” possono dimostrarsi anche come le forze in grado di motivare imprese e cittadini a portare il Paese fuori dalla spirale.
È la fotografia dell’Italia che emerge dalla nuova edizione di Flair 2022 dal titolo “Nella spirale dell’interregno”, l’Osservatorio annuale di Ipsos che indaga le dinamiche socioeconomici a livello nazionale e presentato oggi a Milano nel corso di un incontro negli spazi di illimity Bank.
Già dal titolo scelto per il report, emerge un quadro nazionale complesso dove prevale l’incertezza e la contraddittorietà delle spinte.
Trai dati del report che più mettono in evidenza lo stato incertezza ci sono il “sentimento opprimente di vulnerabilità” segnalato dal 48% degli intervistati e la voglia di “di cambiare le cose” in una prospettiva di cambiamento (71 per cento).
La consapevolezza dell’ondata inflattiva e dell’aumento dei prezzi porta poi il 55% delle famiglie a programmare una riduzione delle spese; ma nello stresso tempo sono spinte che attivano anche un profondo mutamento nei principali driver di scelta del consumatore che, per esempio, per il 34%, preferisce acquistare prodotti made in Italy e certificati sostenibili.
A livello sociale le tensioni sono tangibili, Flair mette in luce, infatti, come la forbice sociale si sia ampliata creando un divario sempre più marcato tra l’upper e la lower class con una crescita dei ceti più fragili. Secondo il 65% degli italiani è probabile che nel prossimo futuro si assisterà ad un aumento di proteste e insubordinazioni causate proprio dalla frattura “ricchi contro poveri”. Ad appianare le diversità e i contrasti è la paura dell’attuale conflitto ucraino-russo in corso che si teme porterà a nuovi rincari e alla perdita del potere d’acquisto. Dall’ultimo osservatorio Ipsos sul tema, condotto tra il 29 e il 30 marzo, emerge forte e quasi unanime la volontà degli italiani di interrompere il conflitto con tutti gli strumenti diplomatici a disposizione (89%), mentre sono in crescita le ansie relative alle ricadute negative sul costo della vita, il lavoro e le imprese con un aumento di persone che sta facendo scorte (18%), mentre rimane alta la percentuale di intervistati che teme un conflitto mondiale (68%).
Ma come uscire dall’interregno e interrompere il movimento a spirale in cui siamo ingabbiati? Flair suggerisce una lettura motivazionale che parte proprio dal desiderio evolutivo dell’Italia di migliorarsi richiamando un senso di comunità e accrescendo l’impegno mutualistico nella società e in economia, per calmierare gli spiriti neoliberisti e immettere più senso di cooperazione e collaborazione.
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