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Scende la speranza di vita dei siciliani

Scende la speranza di vita dei siciliani

Scende la speranza di vita dei siciliani

PALERMO - Le speranze di vita dei siciliani scendono inesorabilmente di anno in anno. Secondo i dati forniti dall’Istat, che valuta ogni anno una serie di indicatori del benessere degli italiani, la Sicilia si trova al penultimo posto tra le regioni. Peggio dell’Isola, solo la Campania.

I siciliani, secondo l’Istat, hanno una speranza di vita media di 82 anni. Il valore scende a 79 per i maschi, mentre sale a 84 per le femmine. A livello nazionale, sia per gli uomini che per le donne la graduatoria delle regioni nel 2022 mostra come la più elevata speranza di vita alla nascita si rilevi per la Provincia autonoma di Trento (rispettivamente 81,9 anni e 86,3), cui segue quella di Bolzano (81,1 e 85,6 anni), poi Veneto, Lombardia e Toscana e le altre regioni del Centro e Emilia-Romagna.

In fondo alla graduatoria la Campania (78,8 e 83,1 anni), e le altre regioni del Sud: insieme alla Sicilia, il Molise, la Calabria, la Puglia. Le uniche regioni del Nord al di sotto della media nazionale sono la Valle d’Aosta, che nel 2020, a causa della pandemia, era al pari della Campania ultima tra le regioni, e ha quindi ripreso gradatamente a risalire la lista, e poi il Piemonte e la Liguria (entrambi con 82,5 anni).

La speranza di vita viene poi analizzata in maniera più approfondita, tra anni attesi in buona salute e anni attesi non in buona salute. Nel 2022, In Italia, la speranza di vita senza limitazioni a 65 anni si stima pari a 10 anni, ovvero sono 10 gli anni che una persona di 65 anni può contare ancora di vivere in piena autonomia dei complessivi 20,4 anni di vita attesa. Anche in questo caso, in Sicilia e in Campania si registrano i valori più bassi, rispettivamente 7,4 anni e 7,5 nel 2022, ed erano 7,8 e 8,8 nel 2019.

In generale, le dinamiche di mortalità, che hanno caratterizzato questi ultimi anni e che hanno colpito in modo differenziato le diverse aree del Paese, hanno complessivamente determinato solo un lieve aumento del divario geografico tra nord e sud, che si evidenziava già prima della pandemia. Infatti, se nel nord tra 2019 e 2022 si segna un lieve aumento della speranza di vita senza limitazioni a 65 anni, la stima si riduce invece nel Mezzogiorno: nel nord aumenta di 0,3 anni passando da 10,7 a 11,0 anni, nel Mezzogiorno da 8,7 anni scende a 8,3 anni. Il divario territoriale tra Nord e Mezzogiorno nel 2022 aumenta quindi a tre anni per le donne e a 2,5 per gli uomini.

Il divario non è destinato a richiudersi: le dinamiche demografiche di invecchiamento, legate ai flussi migratori e alle peggiori condizioni di salute, andranno a colpire ancora più marcatamente il Mezzogiorno.

Le criticità che hanno caratterizzato questi ultimi anni e i possibili effetti di lungo periodo della pandemia, diretti e indiretti, lasciano infatti presupporre scenari di ulteriore incertezza rispetto alle condizioni di salute degli individui più fragili e una domanda crescente di salute e di benessere psico-fisico che proviene dalla collettività. Per comprendere meglio cosa è possibile fare per migliorare la situazione, vengono utilizzati i concetti di mortalità trattabile e mortalità prevenibile.

Con mortalità trattabile ci si riferisce a quei decessi che potrebbero essere contenuti grazie ad un’assistenza sanitaria tempestiva ed efficace in termini di prevenzione secondaria e di trattamenti sanitari adeguati. La mortalità evitabile (prevenibile e trattabile) si riferisce ai decessi delle persone che potrebbero essere significativamente ridotti grazie alla diffusione di stili di vita più salutari e alla riduzione di fattori di rischio ambientali.

Le situazioni più critiche si osservano in Campania, seguita da Sicilia e Molise e, in misura minore, da Lazio e Piemonte, dove i tassi di mortalità sia prevenibile sia trattabile sono più elevati della media.

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