Il caso è riaperto. La lettera di Mattarella con il forte richiamo sulle misure sui balneari inserite nel decreto milleproroghe avrà certamente delle conseguenze. Il capo dello Stato non nasconde tutte le sue riserve sul provvedimento lasciando intendere che la firma è arrivata solo per non far decadere altre importanti misure contenute nel testo. Che succede adesso? L’invito è chiaro: bisogna procede a un intervento correttivo. E già ieri Palazzo Chigi aveva risposto al monito del Quirinale sottolineando che “meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari”.
Balneari, il forte richiamo di Mattarella
Nella lettera inviata alla premier Giorgia Meloni e ai presidenti di Camera e Senato, il presidente della Repubblica scrive senza troppi giri di parole che sulle concessioni demaniali “è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”.
Bisognerà dunque rimediare. Anche perché il testo è ormai in vigore e occorrerà capire come attuare le modifiche e quali debbano essere i correttivi. Mattarella sa bene che se si sceglierà di andare allo scontro con l’Ue l’apertura di una procedura di infrazione sarà inevitabile. Intanto da Forza Italia arrivano le difese alla proroga tanto voluta sia dagli azzurri che dalla Lega. Il senatore Maurizio Gasparri commenta: “Per quanto riguarda le regole europee siamo tra quanti ricordano bene quanto disse lo stesso Bolkestein in un incontro alla Camera dei deputati a Roma anni fa: la sua direttiva riguarda servizi e non beni, quindi non tocca le concessioni balneari. Prima o poi questa interpretazione autentica prevarrà su altre tesi”.
Ma non potrà certo essere ignorato l’invito di Mattarella che, secondo l’ex presidente del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio è “coerente con questa impostazione. Infatti – spiega in una intervista alla Stampa – a chiare lettere dice che la proroga al 2024 ha evidenti, parola non casuale, profili di incompatibilità con il diritto europeo e con le decisioni giurisdizionali. Si potrebbe dire che il presidente è stato tirato per i capelli. Sono anni che si ricorre a marchingegni di ogni tipo per rinviare, e di fatto disapplicare, la normativa europea”.
Concessioni balneari, che succede ora in Sicilia
In Sicilia, intanto, fremono i circa tremila titolari di concessione demaniale marittima, gli oltre 7.500 addetti e i 100 mila stagionali impiegati nel settore della balneazione. Che succederà dopo l’invito di Mattarella? Come cambierà una norma che prorogava di un anno l’avvio delle gare per le nuove concessioni? La Sicilia nelle scorse settimane è stata in prima fila nella battaglia contro la cosiddetta direttiva Bolkestein.
A inizio anno un gruppo di imprenditori balneari aderenti all’Associazione turistica balneare siciliana ha presentato ricorso al Tar di Catania per riottenere le concessioni con durata fino al 31 dicembre 2033. La Regione aveva dovuto fissare la nuova scadenza delle concessioni al 2023 dopo la sentenza del Consiglio di Stato che, a novembre 2021, ha cancellato la proroga di quindici anni che era stata disposta dalla legge nazionale 145/2018. Secondo l’Associazione turistica balneare siciliana, però, il regime di statuto speciale della regione consentirebbe di mantenere la validità dei titoli fino al 2033.
In campo è scesa anche Cna balneari Sicilia che, nel corso dell’ultima assemblea che si è tenuta a Pozzallo il 21 gennaio, ha esplicitamente chiesto di “sospendere la scadenza delle concessioni, attualmente prevista al 31 dicembre 2023, ed effettuare la mappatura, dalla quale emergerà la non scarsità della risorsa e dunque il diritto per gli operatori di continuare a svolgere regolarmente la propria attività”.
A difesa della proroga approvata dal Parlamento si leva ora anche la voce di Assobalneari che attraverso il suo presidente Fabrizio Licordari commenta: “Sono certo che il presidente Meloni avrà modo di chiarire al capo dello Stato che questa proroga, peraltro già prevista di fatto nella legge sulla concorrenza di Draghi, é finalizzata per appurare che la risorsa rappresentata dalle coste é ancora ampiamente disponibile e sarà il nocciolo dirimente per applicare con correttezza la direttiva servizi, senza procedure selettive per le imprese italiane, come ha detto lo stesso Bolkestein nel Parlamento italiano”.
L'ex presidente della Regione si occupa anche di coltivazioni pregiate nella sua tenuta di San Michele di Ganzaria, zona fertile e ricca del Catanese
Il Tar di Catania ha annullato l'onformativa interdittiva per l'azienda agricola Giacoma Chiarelli, moglie dell'ex governatore Totò Cuffaro. L'informativa interdittiva antimafia era stata emessa dalla Prefettura di Catania. "Per effetto dell'informativa, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura ha adottato un provvedimento di decadenza di tutti i contributi (connessi alle coltivazioni biologiche) erogati all’Azienda e intimato la restituzione delle somme già percepite", spiega l'avvocato Girolamo Rubino. Pertanto, l’Azienda Agricola – con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino, Lucia Alfieri, Giuseppe Impiduglia e Calogero Marino - ha proposto un ricorso innanzi al Tar Catania per l’annullamento dei provvedimenti.
L'ex presidente della Regione, oltre che di politica, da alcuni anni si occupa di coltivazioni pregiate nella sua tenuta di San Michele di Ganzaria, zona fertile e ricca del Catanese.
ll Tar Catania ha accolto la domanda cautelare
"Con il ricorso è stato sostenuto che l’informativa interdittiva, a carico della ditta ricorrente, fosse illegittima in quanto fondata, sostanzialmente, solo sulla ben nota vicenda giudiziaria relativa a Totò Cuffaro e definita processualmente nel 2010 (per la quale è, peraltro, pendente un giudizio innanzi alla Cedu)- dicono i legali - In esito all’udienza cautelare, il Tar Catania ha accolto la domanda cautelare, sospendendo i provvedimenti con i quali era stata disposta la restituzione dei contributi erogati e onerando l’Amministrazione di riesaminare la vicenda".
La Prefettura di Catania ha confermato l’informativa
A seguito della ordinanza, la Prefettura di Catania ha, tuttavia, confermato l’informativa, "sostenendo nuovamente che la sentenza di condanna emessa dalla Cassazione fosse idonea a giustificare l’adozione dell’informativa interdittiva". Avverso il nuovo provvedimento gli avvocati Rubino, Alfieri, Impiduglia e Marino hanno proposto motivi aggiunti di ricorso, rilevando come "la pena inflitta dalla Cassazione fosse già scontata a far data dal 2015 e per di più con una condotta esemplare da parte di Cuffaro, che durante il periodo di detenzione ha, anche, conseguito la laurea in giurisprudenza, scrivendo diversi libri e spendendosi in più occasioni in iniziative sociali". Ed ancora, con i motivi aggiunti di ricorso è stato rilevato "come l’ex presidente della Regione siciliana è attivista dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino” , nonché fondatore, promotore e Presidente dell’ Organizzazione Onlus “Aiutiamo il Burundi”, che raccoglie fondi per il funzionamento dell'Ospedale di Rusengo a Ruyigi".
Dovranno essere erogati tutti i contributi e le sovvenzioni spettanti
Il Tar Catania, condividendo le tesi degli avvocati Rubino, Alfieri, Impiduglia e Marino ha accolto il ricorso e i motivi aggiunti, annullando i provvedimenti impugnati. In particolare, con la sentenza, il Tar Catania "ha rilevato l’assenza di qualsivoglia attuale e concreto elemento pregiudizievole a carico di Totò Cuffaro". Per effetto della sentenza "vengono meno le limitazioni connesse all'informativa interdittiva e all’azienda agricola dell’ex Presidente della Regione Cuffaro dovranno essere erogati tutti i contributi e le sovvenzioni spettanti".
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