fbpx

Ucraina, la Cina promette l’arrivo di un piano diplomatico

Ucraina, la Cina promette l’arrivo di un piano diplomatico

Ucraina, la Cina promette l’arrivo di un piano diplomatico

ROMA – Il grande scacchiere geopolitico internazionale ha tra i suoi principali scenari quello della guerra in Ucraina, ormai prossima al suo primo – e speriamo ultimo - anniversario. Un evento inevitabilmente segnato dalla memoria delle tante persone che hanno perso la vita dopo l’invasione russa e che continua a presentare un conto salatissimo in termini di morti e distruzione.

Quella di ieri è stata una giornata estremamente significativa, con la visita a sorpresa a Kiev – di cui la Russia sarebbe stata comunque informata in anticipo - del presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden. Fin dall’inizio del conflitto gli Usa si sono schierati apertamente a fianco degli ucraini, fornendo loro anche un considerevole supporto dal punto di vista dell’attrezzatura militare per respingere l’avanzata di Mosca.

Biden ha avuto un “lungo colloquio” con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante cui è stato affrontato il tema dei “prossimi mesi di guerra” e di ciò di cui l’Ucraina ha bisogno per difendersi dalla Russia. L’obiettivo finale, come riferito dal consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, è una “pace giusta e durevole”.

“Mentre il mondo – ha affermato Biden - si prepara a celebrare il primo anniversario della brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia, oggi sono a Kiev per incontrare il presidente Zelensky e riaffermare il nostro fermo e instancabile impegno per la democrazia, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

“Oggi – ha aggiunto Zelensky - i nostri negoziati sono stati molto fruttuosi e importanti. Speriamo che quest’anno 2023 diventi un anno di vittoria”.

Una vittoria che secondo il presidente Ucraino non potrà che arrivare sul campo di battaglia, poiché in più occasioni è stato ribadito come il Governo di Kiev non abbia intenzione di sedersi a un tavolo di confronto con Vladimir Putin. Una chiusura che però potrebbe pesare e non poco sul raggiungimento della tanto agognata conclusione del conflitto armato nell’Est dell’Europa.

Pace che potrebbe trovare nella Cina un’importantissima protagonista. Nei giorni scorsi, infatti, in occasione della Conferenza sulla sicurezza che si è tenuta a Monaco, il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Wang Yi, ha lanciato un messaggio chiaro: “La guerra in Ucraina deve finire. Siamo dalla parte del dialogo, la pace deve avere una chance. Si deve evitare un disastro nucleare”. Ed è stata annunciata la prossima presentazione di un piano diplomatico pensato per porre fine alla guerra.

Pechino, anche visto lo storico ruolo di alleata del Cremlino (che in ogni caso non ha preso posizione sul conflitto in Ucraina), potrebbe dunque far valere il proprio peso per una soluzione in grado di far tacere le armi e in questo senso va letto il viaggio di Wang Yi a Mosca, per “accelerare la soluzione della crisi” a causa dei “costi crescenti nei rapporti con l’Occidente”, come riportato dal quotidiano russo Kommersant.

Le parole del rappresentante cinese a Monaco sono state però accolte con freddezza dagli Stati Uniti d’America (alle prese, proprio nei giorni scorsi, con il caso dei palloni spia intercettati sui cieli americani), anzi gli Usa, con il vice presidente Kamala Harris, hanno espresso preoccupazione per il fatto “che Pechino abbia approfondito le sue relazioni con Mosca dall’inizio della guerra”, evidenziando come eventuali decisioni della Cina di fornire un sostegno letale alla Russia “non farebbe altro che premiare l’aggressione, continuare a uccidere e minare ulteriormente un ordine basato sulle regole”.

Contenuti simili a quelli snocciolati dal segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, che ha incontrato Wang Yi a Monaco minacciando “conseguenze” se Pechino sosterrà la Russia. Parole cui lo stesso rappresentante del Partico comunista ha replicato parlando di “false informazioni” diffuse da Washington.

Insomma, il lavoro diplomatico non sarà certo facile e la visita di Biden a Kiev, quasi contemporanea a quella di Wang Yi a Mosca, potrebbe averlo ulteriormente complicato. Proprio ieri, infatti, Il canale di notizie statale russo Rossiya 24 ha lanciato un conto alla rovescia fino al discorso del presidente Vladimir Putin all’Assemblea federale russa in programma per oggi. Alcuni analisti sostengono che il viaggio del presidente americano possa avere alzato la posta in gioco e che il presidente russo potrebbe apportare ulteriori modifiche al suo discorso per renderlo ancora più duro.

Nel frattempo lungo il fronte si continua a combattere. La Russia ha dichiarato di aver assunto “completamente” il controllo di una località situata nelle immediate vicinanze di Bakhmut, città nell’Ucraina orientale che le forze russe hanno preso di mira da diversi mesi. E come riferito dagli analisti nelle ultime settimane gli assalti degli eserciti Mosca sembrano essere raddoppiati di intensità lungo la linea del fronte orientale.

Parlare di pace adesso, quindi, potrebbe sembrare quasi utopistico, ma non parlarne, al contrario, rischia di far intraprendere all’Umanità tutta una strada estremamente pericolosa, che se percorsa con troppa leggerezza potrebbe anche sfociare nell’autodistruzione.

Anche Meloni attesa a Kiev

A Kiev, dopo il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, si recherà anche il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, che incontrerà Volodymyr Zelensky per ribadire il proprio impegno a sostegno dell’Ucraina.

Un impegno di cui ieri ha parlato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ieri a Bruxelles per il Consiglio degli Affari esteri dell’Ue: “Noi siamo impegnati a fare tutto ciò che è possibile perché non ci sia la sconfitta dell’Ucraina, ma ci possa essere una difesa del territorio e dell’indipendenza di questo Paese, per poi arrivare a un accordo di pace”.

“A proposito di pace - ha aggiunto Tajani – all’Assemblea delle Nazioni unite presenteremo un documento, su spinta dei Paesi occidentali. Stiamo raccogliendo le firme ed elaborando il testo: sarà un messaggio importante di solidarietà nei confronti dell’Ucraina, finalizzato poi alla pace, che verrà approvato nella sede prestigiosa dell’Onu in occasione dell’anniversario dell’invasione da parte della Russia. Una voce forte si leverà da New York”.

“Aspettiamo – ha concluso il vice premier - di conoscere i dodici punti del progetto di pace della Repubblica popolare cinese e li valuteremo. Ci auguriamo che vadano nella stessa direzione, che i cinesi si muovano nella direzione di spingere la Federazione Russa a fermare l’aggressione e a sedersi a un tavolo della pace, invece di dare informazioni militari alla Federazione Russa. Chiediamo alla Cina di aiutare la Russia affinché si sieda al tavolo della pace”.

Il caso dei gruppi parlamentari “sospesi”

L’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina ha cambiato molte cose anche all’interno dei due Paesi coinvolti e delle loro istituzioni. In passato vi abbiamo parlato della decisione, da molti criticata, da parte del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina e del presidente Volodymyr Zelensky di emanare un decreto (153/2022) in cui è stata sospesa l’attività di alcuni partici politici (Opposition Platform - For Life, Party of Shariy, State, Left Opposition, Progressive Socialist Party of Ukraine, Union of Left Forces, Socialist Party of Ukraine, Socialists, Opposition Bloc, Ours and Volodymyr Saldo Bloc) considerati un pericolo per la sicurezza nazionale.

Abbiamo chiesto all’Ambasciata Ucraina in Italia alcuni chiarimenti su quanto avvenuto in seguito a tale provvedimento e in particolare sulla presunta espulsione dei rappresentanti in seno a tali gruppi politici eletti all’interno della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino.

“Dopo l’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina – hanno spiegato dall’Ambasciata - è stata approvata una legge che vieta i partiti filo-russi. Il 17 maggio, il quotidiano ‘Holos Ukrainy’ ha pubblicato la Legge n. 2243-IX, consistente in emendamenti ad alcuni atti legislativi ucraini relativi al divieto (scioglimento forzato) di alcuni partiti politici, ed è entrata in vigore il 18 maggio e approvata dalla Verkhovna Rada il 3 maggio. Il primo partito filo-russo, la cui attività è stata bandita dal tribunale, è stato il ‘Blocco di opposizione’. Il 20 giugno è stata vietata la ‘Piattaforma di opposizione - Per la vita’, la cui frazione parlamentare era la seconda per maggioranza. Nelle elezioni del 2019, questo partito ha ottenuto circa il 13% dei voti e ha creato la seconda fazione più numerosa di oltre quaranta deputati. Dopo l’inizio della guerra su vasta scala con la Russia, il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ha sospeso questo partito, mentre il 14 aprile il partito stesso ha sospeso il suo lavoro. Attualmente, i suoi membri si sono ripartiti in gruppi parlamentari: ad aprile è stato creato il gruppo ‘Piattaforma per la vita e la pace’ e a maggio il gruppo ‘Ripristino dell’Ucraina’. Il 14 giugno, il tribunale ha sospeso il partito ‘Nashi’, guidato da Yevhen Muraev. Successivamente sono stati sospesi anche tutti gli altri partiti”.

Dall’Ambasciata hanno poi chiarito quali siano le leggi ucraine secondo cui un parlamentare eletto può essere espulso dal parlamento: “I deputati rinunciano al loro mandato scrivendo una dichiarazione corrispondente. I motivi possono essere una decisione del tribunale o l’abbandono anticipato e volontario della propria carica. Esiste anche la possibilità di privazione della cittadinanza ucraina, attraverso un decreto presidenziale, che automaticamente fa decadere la carica parlamentare di un individuo. Il 13 gennaio la Verkhovna Rada ha interrotto prematuramente le cariche dei deputati Viktor Medvedchuk, Andriy Derkach, Taras Kozak e Renat Kuzmin. Un partito politico può essere bandito per legge (secondo una decisione del tribunale). Nel caso dei predetti partiti politici, il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ha incaricato il ministero della Giustizia dell’Ucraina di raccogliere prove di collaborazione e tradimento, sulla base delle quali si sono svolti una serie di processi che hanno portato alla sospensione di partiti filo-russi. L’annullamento della carica dei deputati è possibile solo in caso di: morte; perdita della cittadinanza; rinuncia volontaria; decisione interna di un partito (se l’individuo è eletto tramite liste di partito)”.

risuser

Lascia una risposta

Chiusi
Chiusi

Inserisci il tuo username o il tuo indirizzo email. Riceverai via email un link per creare una nuova password.

Chiusi

Chiusi