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Consumi, in Sicilia ancora in calo

Consumi, in Sicilia ancora in calo

Consumi, in Sicilia ancora in calo

di Marco Carlino -

PALERMO - Novembre nero per i consumi. Le conseguenze della stretta governativa sulle chiusure dei negozi nei centri commerciali e degli orari ridotti nei centri storici hanno avuto un significativo impatto negativo.

È quanto emerge dal report mensile dell’Osservatorio consumi di mercato Confimprese-Ey, secondo cui, in Sicilia la contrazione registrata è stata del -59,4% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre nel progressivo annuo, vale a dire da gennaio a novembre 2020, la perdita è stata del 32,6%.

Dati in linea con la media nazionale, dove la perdita dei canali fisici del mese di novembre è stata del -64,9%. I provvedimenti del governo, con la divisione delle regioni in zone gialle, arancioni e rosse, hanno affossato i centri commerciali e outlet, che confermano una profonda crisi, registrando un -74,5% complessivo. Solo nel mese di aprile, in pieno lockdown, si aveva fatto peggio con -98,4%, In sofferenza anche i negozi del centro città, ferme a -46,5%, con una svolta negativa per i centri minori a -54,1%.

Entrando nel dettaglio delle categorie merceologiche la maglia nera va al settore dell’abbigliamento (-71,7%), seguito dalla ristorazione (-65%). In netto peggioramento anche il non food (-40,1%), che nei mesi precedenti, complici le moderate restrizioni sul settore, dava segni di migliore tenuta, ma sempre negativa, rispetto ad abbigliamento e ristorazione.

Al calo drastico del consumo fisico fa da contraltare l’e-commerce: lo shopping online, infatti ha segnato una crescita del +92,6%. Una conseguenza più che logica, dovuta alle chiusure anticipate degli esercizi commerciali nei centri storici e a quelle totali dei centri commerciali nei week-end. Infine, continua la discesa in picchiata del comparto travel, che da -64,6% di ottobre passa a -77,3% con un consuntivo annuo del -61,5%.

Dal trend per aree geografiche emerge che la flessione più netta si sia registrata nell’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) con -72,4%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -66,2%, dall’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -58,6% e dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -56,4%.

Quanto alle città, le rilevazioni evidenziano gli andamenti peggiori nel Nord Italia, dove c’è una maggiore concentrazione di centri commerciali. In Sicilia il dato peggiore, un po’ a sorpresa come sottolinea Confimprese, è stato registrato a Palermo, unica città in un panorama tutto a forti tinte settentrionali. Anche il trend delle province rispecchia quello regionale. In questo caso Catania fa peggio di Palermo: - 66,4% contro il -61,6%. Nel mezzo troviamo Ragusa che segna anch’essa un pesante- 63,3% e a seguire Agrigento – 58,5%, Messina – 44,2% e Siracusa – 36,8%.

“Nel mese di novembre la Sicilia ha registrato un drastico calo, che conferma e peggiora quello registrato nel mese di ottobre. Un dato che, seppure molto negativo, si distacca di quasi dieci punti percentuali rispetto alle regioni con le performance più negative come la Campania, prima in Italia con -75,6%”. Cosi ha commentato in esclusiva al QdS Mario Resca, presidente di Confimprese.

“È evidente che le restrizioni alla mobilità e alle aperture dei negozi hanno influenzato pesantemente i consumi– ha aggiunto Resca – ma analizzando i dati di alcune città siciliane come Agrigento, Messina e Siracusa, si evince sicuramente che, nonostante la mancanza di turismo e la zona arancione, gli abitanti sono rimasti più fedeli alle usuali abitudini d’acquisto, e questo è sicuramente un dato incoraggiante”.

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