PALERMO - Continua ad aumentare il prezzo delle materie prime per la produzione del pane. Di conseguenza, aumenta il prezzo finale al consumatore e la Sicilia sta sperimentando sin da subito questi rialzi. Un processo che ormai da diverso tempo sembra essere inarrestabile.
“Continuiamo a registrare forti aumenti delle farine e dei prodotti energetici: un trend preoccupante, che non aiuta la ripresa dei consumi – ha detto Davide Trombini, presidente nazionale di Fiesa Assopanificatori Confesercenti -. La saldatura di queste due dinamiche rischia di bloccare la ripartenza dell’economia e del nostro settore”. Il prezzo delle farine di frumento tenero segna, a settembre 2021, un incremento del 20% rispetto a settembre 2020; il prezzo delle semole di frumento duro è cresciuto in un anno del 66%. Se si mettono a confronto il prezzo della prima settimana di ottobre 2021 con quello di ottobre 2020, le farine di frumento tenero arrivano a 511,50 euro a tonnellata, ossia il 24% in più e le semole di frumento duro a 731,70 euro a tonnellata, con un aumento di oltre l’80%. Stessa dinamica al rialzo per benzine e gasolio che, rispetto al mese di ottobre del 2020, hanno avuto un incremento del 24% medio, con ripercussioni su tutta la catena distributiva, dal momento che le merci viaggiano per quasi il 90% su gomma e i costi della logistica coprono un terzo del prezzo finale dei prodotti agro-alimentari. E non va certo meglio per Gpl e metano che hanno avuto autentiche impennate dei prezzi.
“Fiesa Assopanificatori Confesercenti - conclude Trombini - chiede di attivare gli organi di vigilanza e l’apertura di un’indagine parlamentare conoscitiva sull’andamento dei prezzi delle farine e delle materie prime, comprese quelle energetiche amministrate, per eventuali interventi del Governo di taglio delle tasse e degli oneri di sistema. L’auspicio è che la dinamica rialzista si arresti e consenta di programmare e lavorare per le produzioni natalizie in un clima di fiducia per i consumatori”.
Le ripercussioni sul consumatore finale sono già evidenti. A Palermo, e in alcuni comuni della provincia, stanno iniziando ad aumentare il prezzo del pane. La segnalazione viene da Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori Palermo: “A fronte di un aumento della farina di 12 centesimi al chilo, il pane è aumentato mediamente del 18%. Va detto che non tutti i panifici hanno aumentato i loro prodotti, ma la strada sembra tracciata”. A Valguarnera Caropepe, comune della provincia di Enna, l’aumento del prezzo del pane di 50 centesimi di euro al chilo è una notizia non da poco: si passa da 2 euro a 2,50 euro. Prezzi su anche a Marsala e ad Alcamo: i panificatori sostengono di non farcela più con gli attuali costi, e dunque dal primo novembre scatterà il rincaro. Dall’attuale costo di 3 euro al chilo si passerà a 3,60 euro. Un aumento, dunque del 20%; se si guarda al consumo mensile di una famiglia, si tratta di una spesa in più che varia tra le 20 e le 50 euro, in base al numero dei componenti.
Anche a Belpasso, in provincia di Catania, il consumatore dovrà pagare di più: circa il 20% di aumento, con il prezzo che arriva a circa 3 euro al chilo. E il sindaco Daniele Motta ha deciso di prendere posizione, schierandosi con la categoria: “Hanno sottoscritto un patto che non dipende dalla volontà dei panificatori - scrive il primo cittadino in un post sulla sua pagina Facebook -. Auspico una maggiore attenzione delle politiche agricole dopo quanto successo. I cereali vengono per lo più prodotti altrove e poi sfamano i siciliani. Paradossi della storia: con il 65 per cento dei territori siciliani incolti che invece potrebbero diventare fonte di lavoro, soprattutto per i giovani”.
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